8 Febbraio : Santo Stefano di Grandmont o di Muret
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VITA DEL SANTO
Le notizie che conosciamo di s. Stefano di Grandmont o di Muret, ci pervengono da numerose fonti scritte nel XII secolo, e sono i “Pensieri” del santo, raccolti dal suo discepolo Ugo di Lacerta († 1157); la “Regola” di Grandmont scritta dal quarto priore, Stefano di Liciac (1139-63) e la “Vita Stephani Grandimontensis” scritta dallo stesso priore; nel 1190 il settimo priore arricchì questa ‘Vita’ con il racconto dei numerosi miracoli. Stefano nacque a Thiers in Alvernia nel 1046 ca., figlio del visconte feudale del luogo, a dodici anni accompagnò il padre in un pellegrinaggio alla tomba di s. Nicola a Bari, ma lì giunto Stefano si ammalò, e il padre fu costretto ad affidarlo alle cure dell’arcivescovo di Benevento, Milone. Per dodici anni soggiornò presso l’arcivescovo, avendo la possibilità di conoscere la vita di un gruppo di eremiti calabresi.
Colpito dal loro esempio, decise di imitarli, fece approvare il suo progetto dal papa Alessandro II e trascorsi altri quattro anni, ritornò al suo Paese natio. Purtroppo tutta questa prima parte della ‘Vita’ è largamente insicura e contraddittoria nelle date, perché le reliquie di s. Nicola furono trasportate a Bari nel 1087, mentre Milone fu arcivescovo di Benevento dal 1074 al 1076, inoltre il racconto dice che Stefano divenne eremita a Muret nel 1076 all’età di 30 anni. Nella seconda parte, più veritiera, si racconta che Stefano scelse un luogo selvaggio vicino Limoges chiamato Muret, per vivervi in solitudine; nel contempo con una particolare cerimonia, scrisse un documento in cui dichiarava di rinunciare al demonio e di consacrarsi alla SS. Trinità e mettendo al dito un anello, unico bene rimastogli del suo patrimonio. Le sue penitenze e austerità, furono molte rigorose, dormiva in una cassa infossata nella terra come in una tomba, portava sulla nuda pelle una corazza di ferro, coperto giorno e notte da vestiti di sacco, si nutriva abitualmente solo di pane e di acqua. Trascorreva le sue giornate recitando salmi e l’Ufficio della SS. Trinità, inginocchiato e prostrato a terra, al punto che il naso prese una posizione obliqua; inoltre si dedicava ai colloqui con i numerosi visitatori che venivano a trovarlo. Intorno a lui si radunarono molti discepoli, attratti dall’austerità della sua vita, fondando così una Congregazione di eremiti, intorno al 1075.
Verso il termine della sua vita, secondo i racconti prima citati, ricevette la visita di due cardinali, Legati pontifici a Limoges e che divennero poi i papi Innocenzo II e Anacleto II. Morì a circa 80 anni, l’8 febbraio del 1124, dopo aver ricevuto i Sacramenti; in lui si trova l’ispirazione dell’eremitismo gregoriano, fatto di preghiera, rifiuto di ogni ricchezza e di lavoro manuale; in contrasto con la norma dei monasteri benedettini tradizionali. Dopo la sua morte, i suoi discepoli, si spostarono nella solitudine del “deserto di Grandmont” nel circondario di Limoges, portandosi le reliquie della loro guida e padre fondatore. Fu a Grandmont che sorse l’Ordine costituito ed organizzato dal quarto priore Stefano di Liciac verso il 1150-60. L’Ordine di Grandmont fu assai austero, modello di vita eremitica integrale, nel quale i fratelli non potevano possedere niente, né chiese, né greggi, inoltre per lasciare ai chierici la più grande libertà possibile, la Regola attribuiva ai conversi un’autorità esclusiva in campo amministrativo. Questo originò gravi difficoltà nel 1185-1188 con una rivolta dei conversi; l’Ordine di Grandmont ebbe nella seconda metà del secolo XII una grande diffusione, grazie anche all’appoggio della dinastia reale dei Plantageneti, con i sovrani inglesi Enrico II (1154-89) e Riccardo Cuor di Leone (1189-99). Nel 1317 papa Giovanni XXII, ridusse le Case dell’Ordine da 149 a 39, forse perché cominciavano le crisi di adesioni a questa vita troppo austera; nel XVI secolo l’abbazia fu data in commenda e dopo il fallimento di una riforma, l’Ordine venne soppresso tra il 1770 e il 1787. Stefano di Muret fu ufficialmente proclamato santo da papa Clemente III nel 1189, la sua festa fu fissata all’8 febbraio.