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Pubblicato da la strada per la felicità

Vi riporto questo bellissimo scritto di Padre Michele Iorio sulla Medaglia Miracolosa, ricco di quesiti e risposte su questo piccolo grande regalo agli uomini, donatoci dalla Beata Vergine Maria.


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LA MEDAGLIA MIRACOLOSA


Padre Michele Maria Iorio frate francescano dell'Immacolata - Casa Mariana Editrice

 

PREFAZIONE

«...nell'apatia religiosa del tempo nostro sia sempre in onore per il nostro mondo ecclesiale la de­vozione alla Madonna, sia quella ispirata dalla Sacra Scrittura, dalla teologia e dalla riconosciuta tradizione culturale e artistica e sia pure la devozione popolare, privata e personale» (Paolo VI, 5 settembre 1976).

Queste parole del Papa Paolo VI, unite a quelle del Concilio Vaticano II, che parlando della Madon­na esorta i fedeli ad avere «in grande stima le prati­che e gli esercizi di pietà verso di Lei, raccomandati lungo i secoli» (Lumen gentium, 67), fanno da fon­damento a questo libretto e alla devozione dei cri­stiani verso la Medaglia miracolosa.

Il 31 dicembre 1876 moriva santa Caterina La­bouré, la privilegiata veggente dell'Immacolata. Più di quarant'anni prima della morte, ella aveva avuto dalla Madonna la missione di far coniare e di diffon­dere questa Medaglia, che il popolo molto presto, e giustamente, definiva miracolosa.

 

UN FATTO STRAORDINARIO

Due uomini discutono serenamente tra loro, in una villa di Roma.

L'uno è il barone De Bussières. L'altro è il gio­vane Alfonso Ratisbonne, ebreo. Siamo nel 1842. Ascoltiamo che cosa stanno dicendo.

- Vorrei chiedervi un favore - dice il barone De Bussière al giovane Ratisbonne.

- Vediamo: di che si tratta? - risponde il giovane. - Semplicemente di questo: accettare di portare indosso questa medaglia. Secondo il vostro modo di vedere, la cosa dovrebbe essere del tutto indifferente, mentre a me recherebbe un grande piacere.

- Se è così, per dimostrarvi che gli ebrei non so­no poi tanto ostinati e testardi come si crede, accetto di portare la vostra medaglia.

A questo punto, il giovane Ratisbonne racconta lui stesso ciò che avvenne e ciò che egli disse: - Det­to, fatto. Il barone mi mette al collo la medaglia, mentre io, scoppiando a ridere, esclamo: «Eccomi ormai cattolico, apostolico, romano».

Chi è Alfonso Ratisbonne?

È un giovane ebreo, già al colmo della sua fortu­na. Dalla vita ha avuto tutto. Da poco tempo si è an­che fidanzato con una ragazza di nome Flora. Quanto alla sua fede: «Non credevo più neanche in Dio», confesserà dopo.

Ma la Madonna, Madre universale, vegliava su di lui, e lo attendeva a Roma. Qui lo fece capitare per caso nella Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte, e gli operò il miracolo che avrebbe rivoluzionato tutta la sua vita tanto brillante quanto effimera e fatua.

Tutto era iniziato appunto da quella medaglietta miracolosa che gli era stata offerta dall'amico barone De Bussières, e che egli aveva accettato solo per far­gli piacere.

Si era lasciato mettere al collo la Medaglia; ci aveva scherzato su, ma già non ci pensava più. L'amico barone, però, sapeva quel che faceva: era uomo di fede, confidava nella potenza miracolosa della medaglietta, e pregava intensamente perché l'Immacolata operasse nell'animo di Alfonso, disfatto dall'incredulità.

La notte di quello stesso giorno, svegliatosi di soprassalto, Alfonso vide alta dinanzi a sé l'immagine di una grande Croce, di forma particolare, senza Gesù Crocifisso, che egli inutilmente tentò di scacciare.

Era la Croce della Medaglia miracolosa. Ma egli non lo sapeva, perché non aveva neppure guardato la Medaglia che portava indosso, né lo interessava affat­to guardare una Medaglia! Proprio lui!

 

Il giorno seguente...

Il giorno seguente, stranamente, Alfonso si sentì spinto ad accompagnare lo stesso amico De Bussières alla Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte, dove il baro­ne aveva da sbrigare una commissione di lavoro.

La carrozza si fermò sulla piazzetta della Chiesa. Scesero tutti e due. Il barone entrò in Chiesa e si recò subito in sacrestia per incontrarsi con le persone inte­ressate alla commissione. Alfonso, invece, dapprima esitante, entrò poi anche lui nella Chiesa. E si trovò solo, distratto e vuoto.

«La Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte - così e­gli stesso racconta in seguito - è piccola, povera e quasi sempre deserta. Quel giorno ero solo o quasi solo. Nessun oggetto d'arte attirava la mia attenzio­ne. Passeggiavo macchinalmente girando gli sguardi attorno a me. Ricordo soltanto che un cane nero sco­dinzolava dinanzi a me... Ben presto anche quel cane disparve. La Chiesa intera sparve; io non vidi più nulla... O meglio, mio Dio, io vidi una sola cosa!...

Come potrei parlarne? La parola umana non può facilmente esprimere ciò che è inesprimibile. Quando arrivò il barone De Bussières mi trovò col volto riga­to di pianto. Non potei rispondere alle sue domande... tenevo in mano la medaglia che avevo appesa al collo e coprivo di baci l'immagine della Vergine... Era Lei, sicuramente Lei! Non,sapevo dove ero, non sapevo se ero Alfonso o un altro; provavo in me un tale cam­biamento che mi pareva essere un altro; cercavo di ritrovare me stesso e non mi ritrovavo... Non riuscivo a parlare; non volevo dire niente; sentivo in me qual­che cosa di solenne e di sacro che mi costringeva a cercare un sacerdote».

Più tardi, calmatasi la vivissima emozione provata, sì spiegò all'amico: «Ero da pochi istanti nella chiesa di Sant'Andrea, quando, improvvisamente, mi sentii afferrato da un turbamento inesprimibile. Alzai gli oc­chi; l'edificio intero era come scomparso ai miei sguardi; una sola cappella aveva concentrato tutta la luce. In un grande fascio di luce, mi è apparsa, dritta, sull'altare, alta, brillante, piena di maestà e di dolcez­za, la Vergine Maria, quale si vede sulla Medaglia Mi­racolosa; una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di ingi­nocchiarmi. Mi è parso che dicesse: "Bene!" Non mi ha parlato, ma io ho compreso tutto».

Proprio la Vergine della Medaglia Miracolosa era dunque apparsa ad Alfonso Ratisbonne quel giovedì 20 gennaio 1842.

 

75 anni più tardi

75 anni più tardi, il 20 gennaio 1917, a Roma nel­la Cappella del Collegio Internazionale dei Frati Mi­nori Conventuali, il Padre Rettore sta raccontando ai giovani frati l'episodio della prodigiosa conversione dell'ebreo Alfonso Ratisbonne, divenuto poi gran Servo di Dio e morto in concetto di santità.

Tra questi c'è un giovane straordinario: è fra Mas­similiano Maria Kolbe, l'ardente innamorato dell'Im­macolata, colui che darà vita al Movimento mariano più vasto dell'epoca moderna, la Milizia dell'Immacolata, un esercito di cavalieri schierati in campo sotto la guida dell'Immacolata, la Celeste Condottiera e Invincibile Guerriera che «schiaccerà il capo» al nemico (Gn 3,15).

Con estremo interesse fra Massimiliano ascolta il racconto della conversione di Alfonso Ratisbonne. Ne rimane visibilmente commosso, si rende conto del va­lore della Medaglia miracolosa, di cui l'Immacolata si serve per operare fatti di grazia anche portentosi.

Gli balena allora nell'animo l'ispirazione di ser­virsi della Medaglia miracolosa come scudo e insegna dei «cavalieri dell'Immacolata», come scorta di «proiettili» e «mine» spirituali che i cavalieri dovran­no adoperare per fare breccia negli animi chiusi e duri alle operazioni della grazia divina.

È un'ispirazione. Fra Massimiliano non la lascia passare a vuoto. L'accoglie e la custodisce nel cuore. Un giorno non lontano la Milizia dell'Immacolata - il 16 ottobre dello stesso anno - partirà con la Medaglia miracolosa quale insegna e arma dei novelli cavalieri. Da quel 20 gennaio, inoltre, fra Massimiliano amò di un amore speciale la Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte; la visitava frequentemente e vi sostava in devo­ta orazione. Quando divenne sacerdote, infine, volle celebrare la sua prima Santa Messa all'altare dove la Madonna era apparsa all'ebreo Alfonso Ratisbonne.

Sacerdote di Gesù e Cavaliere dell'Immacolata, san Massimiliano è stato l'apostolo mariano dei tempi nuovi, folle di amore, ardente di zelo, forte del celeste pegno della Medaglia miracolosa.

 

UNA STORIA MERAVIGLIOSA

Ma dove e come ha avuto origine la Medaglia miracolosa?

Essa risale al 1830. La sua origine è veramente meravigliosa. Si può dire che questa medaglietta è «miracolosa» già nel suo nascere.

Siamo a Parigi. Ci troviamo nella Casa Madre delle Suore di san Vincenzo de Paoli e santa Luisa de Marilla, le Figlie della Carità. Nella Casa Madre c'è il Noviziato. Tra le novizie c'è un'umile suora che si chiama Suor Caterina Labouré, oggi santa.

A quest'umile novizia, nascosta e sconosciuta, avverranno alcuni dei fatti più straordinari che posso­no capitare a una creatura sulla terra: le apparizioni della Vergine Immacolata. Perché a Suor Caterina? ... Perché proprio a lei? ...

Perché era una Suora tanto umile, tanto semplice, tanto angelica...

Questa risposta corrisponde alle divine parole di Gesù: «Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e del­la terra, perché hai tenuto nascoste queste cose agli intelligenti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli» (Lc 10,21).

La conferma più splendida della lode di Gesù agli umili la troviamo nel comportamento di santa Cateri­na dopo i fatti straordinari: ella seppe tenere nascosto il segreto delle apparizioni della Madonna per ben 46 anni, ossia fino alla morte, rivelandolo soltanto al suo confessore.

A questi «piccoli» Dio dona le cose più grandi.

 

«Ecco un'altra Mamma!»

Fin da piccina, santa Caterina Labouré ebbe nel Cuore una devozione così tenera e filiale verso la Ma­donna che quando le morì la mamma, ella riunì i fratel­lini ai piedi di una statuina di Maria e disse loro: «Non abbiamo più la mamma: ecco un'altra Mamma!».

Era così che un tempo i genitori cristiani educa­vano i figli e dalle famiglie cristiane fiorivano i santi. La pia fanciulla era nata a Fain-les-Moutiers, vil­laggio della Borgogna, il 2 maggio 1806. La famiglia era molto buona: c'erano dieci figli; si viveva tutti in una grande fattoria. Quando Caterina aveva ancora do­dici anni, e la mamma era già morta, dovette assumere la direzione della casa perché la sorella maggiore en­trava in convento a Parigi tra le Figlie della Carità.

Giudiziosa e sollecita, la brava fanciulla non fece rimpiangere la sorella più grande. Attenta e generosa, Caterina arrivava a tutto: sbrigava i lavori di casa, serviva il papà e i fratelli, coltivava con fervore la sua pietà eucaristica e la sua devozione alla Madonna. Visse così, laboriosa e pura, fino alla sua giovi­nezza. E si capiva che qualcosa di speciale maturava in lei, per il fascino che esercitava con il suo candore e la sua umiltà. Ciò apparve evidente quando le furo­no fatte diverse proposte di matrimonio, e la sua ri­sposta fu sempre una sola: «Ho già trovato il mio sposo fin dal giorno della prima Comunione, a Lui ho dato tutta me stessa». Anch'ella voleva diventare la Sposa di Gesù tra le Figlie della Carità al servizio dei poveri e dei sofferenti.

 

La Sposa di Gesù

Finalmente, superati ostacoli amarissimi, la pia giovane poté entrare nel noviziato delle Figlie della Carità, a Parigi, in Rue du Bac. Era il 21 aprile 1830.

Non trovò nessuna difficoltà a vivere una vita di sacrificio nella preghiera e nella mortificazione. Era così bene allenata! E tutto ella era pronta a soffrire pur di diventare la Sposa sempre vergine di Gesù: era il suo ideale di amore sublime e infinito.

L'intuizione luminosa che ebbe - e che hanno so­lo i semplici e i puri di cuore - fu quella di diventare degna Sposa di Gesù affidandosi alla Madonna e ri­copiando fedelmente le virtù della Celeste Vergine.

Ecco il proposito fondamentale scritto da lei stes­sa con semplicità: «Prenderò Maria per modello al principio delle mie azioni, e penserò come Ella a­vrebbe fatto il dovere che sto per compiere».

Via via, intensificherà talmente la sua filiale de­vozione alla Madonna, e ne scoprirà così in profondi­tà il valore, soprattutto per la gioventù, che la Ma­donna stessa, in una delle apparizioni, la incaricò di organizzare un'associazione mariana per aiutare tutti a possedere la «perla preziosa» (Mt 13,46) della de­vozione mariana.

Per questo, senza risparmio di prove e di soffe­renze, ella si impegnò e arrivò a fondare le «Figlie di Maria», esclamando felice, con lo sguardo profetico rivolto al futuro: «come sarà bello vedere Maria ono­rata da tutta la gioventù!».

 

«La gioia più dolce»

Il fatto centrale di tutta la vita di santa Caterina, però, fu e rimane sempre quello delle cinque appari­zioni della Madonna che le affidò la «Medaglia mira­colosa» da diffondere nel mondo intero.

Nel luglio e nel novembre del 1830 avvennero le due principali apparizioni della Vergine Santissima nella Cappella del Noviziato. La prima delle due av­venne di notte. Avvertita dall'Angelo Custode, santa Caterina si recò trepidante nella Cappella e andò a in­ginocchiarsi ai piedi della Madonna che stava seduta al lato destro dell'altare. La santa poté poggiare le sue mani sulle ginocchia della Madonna e contemplare il suo celestiale volto. «In quel momento - scriverà poi - provai la gioia più dolce della mia vita».

Il colloquio durò più di due ore!

La seconda volta, santa Caterina ricevette dalla Vergine la missione di far coniare la celebre «meda­glia» che sarà giustamente definita «miracolosa». La Madonna stessa le fece vedere il modello completo, così come lo vediamo riprodotto sulle medagline.

Le difficoltà e i travagli furono grandi prima di ottenere che venisse coniata questa medaglina. Un umile Suora, ignorata da tutti, ricca soltanto della po­vertà evangelica, come avrebbe mai potuto far coniare una medaglia da produrre poi in quantità sempre maggiori, e da diffonderla nel mondo intero?

La potenza di Dio risplende tanto più gloriosa, quanto più impotenti sono le creature. E due anni do­po, il 30 giugno 1832, venivano coniati i primi 1500 esemplari della medaglina.

Santa Caterina, così umile, così povera, potette avere fra le mani la bella medaglina. Quanti baci e la­crime d'amore! E con quale entusiasmo si applicò a diffonderla ovunque e a chiunque, certissima delle pa­role della Madonna «Tutte le persone che porteranno la medaglia riceveranno grandi grazie».

Tra gli operai e gli ammalati, fra i soldati e i pove­ri, per oltre 40 anni, santa Caterina, la dolce Figlia del­la Carità, fu apostola della Medaglia miracolosa fino alla sua beata morte, che avvenne il 31 dicembre 1876. Il suo corpo verginale riposa sotto l'altare, nella cappella delle apparizioni, ai piedi della sua Regina Immacolata. Nella ricognizione, del corpo, le mani di santa Caterina che avevano toccato la Madonna e i suoi occhi che l'avevano contemplata apparvero con­servati straordinariamente bene.

 

VEDERE LA MADONNA

Per non togliere nulla alla bellezza delle due principali apparizioni della Madonna, leggiamone la descrizione fatta con incantevole semplicità da santa Caterina stessa.

«Venuta la festa di san Vincenzo (19 luglio) la buona Madre Marta (la direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un'istruzione sulla devozione dovuta ai santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese sì gran desiderio di vedere la San­tissima Vergine, che andai a letto col pensiero di ve­dere in quella stessa notte la mia buona Madre Cele­ste era tanto tempo che desideravo vederla. Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di san Vincenzo, ne tagliai una metà e la inghiottii. Così mi addormentai col pensiero che san Vincenzo mi a­vrebbe ottenuto la grazia di vedere la Madonna.

Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: "suor Labouré! suor Labouré". Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto. Tiro la cortina e vedo un fanciulli­no vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: "Venite in cappella; la Madonna vi aspetta". Mi venne subito il pensiero mi sentiranno! Ma quel fanciullo è pronto a rispondermi: "State tranquilla: so­no le undici e mezzo e tutti dormono profondamente. Venite che vi aspetto".

Vestitami in fretta, mi diressi verso quel fanciullo che era restato in piedi senza avanzarsi oltre la spal­liera del letto.

Il fanciullo mi seguì, o meglio, io seguii lui do­vunque passava, tenendosi sempre alla mia sinistra. Erano accesi i lumi dappertutto dove noi passavamo, il che molto mi sorprendeva. Assai più meravigliata però rimasi all'ingresso della cappella, quando l'uscio si a­prì, appena il fanciullino l'ebbe toccato con la punta di un dito. La meraviglia poi fu al colmo quando vidi tut­te le candele e tutte le torce accese, come alla Messa di mezzanotte. Però non vedevo ancora la Madonna.

Il fanciullo mi condusse nel presbiterio accanto alla poltrona del Signor Direttore, dove io mi posi in ginocchio, mentre il fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passasse­ro dalla tribuna».

 

«Ecco la Madonna»

«Finalmente giunse il sospirato momento. Il fan­ciullino mi avvertí, dicendomi: "Ecco la Madonna, eccola!". Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna presso il quadro di san Giuseppe, e vidi la Santa Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal lato del Vangelo.

Era la Santissima Vergine, ma tutta simile a sant'Anna, solo il volto non era lo stesso.

Io ero incerta se si trattasse della Madonna. Ma il fanciullino che era lì mi disse: "Ecco la Madonna!". Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succe­deva in me, mi sarebbe impossibile. Mi sembrava di non riconoscere la Madonna. Quel fanciullino mi parlò allora non più con voce di bambino, ma d'uomo alto e robusto; e disse parole forti. Io, guardando la Santissi­ma Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed in­ginocchiatami sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria...

Fu quello il momento più dolce della mia vita».

 

«Io sarò con voi»

«Dire tutto ciò che provai mi sarebbe impossibi­le. La Madonna mi spiegò come dovevo comportarmi col mio direttore e parecchie cose che non debbo dire; m'insegnò il modo di regolarmi nelle mie pene e mo­strandomi con la sinistra i piedi dell'altare, mi disse di andarmi a gettare ai piedi dell'altare ad espandervi il mio cuore, aggiungendo che colà io avrei ricevuto tut­ti i conforti a me necessari.

"Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole affidarvi una missione. Avrete molto da soffrire, ma soffrirete volentieri, pensando che si tratta della glo­ria di Dio. Avrete la grazia; dite tutto quanto in voi - succede, con semplicità e confidenza. Vedrete certe cose, sarete ispirata nelle vostre orazioni; rendetene conto a chi è incaricato dell'anima vostra".

Io chiesi allora alla Santissima Vergine la spiega­zione delle cose che mi erano mostrate (la santa allu­de ad alcune visioni avute precedentemente). E Maria rispose: "Figlia mia, i tempi sono molto tristi; gravi sciagure stanno per colpire la Francia; il trono sarà rovesciato; tutto sarà sconvolto da disgrazie d'ogni specie. (Dicendo questo la Madonna aveva l'aspetto molto addolorato). Ma venite ai piedi di questo alta­re; quivi le grazie saranno sparse su tutti... sopra tut­te le persone che le chiederanno con fiducia e fervo­re, sui piccoli e sui grandi...

"Figlia mia, io mi compiaccio di spandere le mie grazie sulla comunità (vostra). Io l'amo molto, ma ho della pena, perché vi sono (in essa) degli abusi: la regola non è osservata, la regolarità lascia a deside­rare, vi è una grande rilassatezza nelle due Comunità (Preti della Missione e Figlie della Carità); dillo a co­lui che è incaricato di voi, benché non sia ancora su­periore. Egli sarà fra qualche tempo incaricato in modo speciale della (vostra) Comunità; egli deve fare tutto il possibile per rimettere la regola in vigore, di­glielo da parte mia.

Ch'egli vegli sulle cattive letture, sulla perdita di tempo e sulle visite. Allorché la regola sarà rimessa in vigore, vi sarà una Comunità che verrà ad unirsi alla vostra.

Ma sopraggiungeranno grandi mali; il pericolo sarà grande, ma non temete, il buon Dio e san Vin­cenzo proteggeranno la Comunità... (La Vergine era sempre triste). Io stessa sarò con voi, ho sempre ve­gliato su di voi; vi accorderò molte grazie... Verrà un momento in cui il pericolo sarà grande e tutto sem­brerà perduto, ma io sarò con voi; abbiate fiducia. Avrete prove evidenti della mia visita e della prote­zione di Dio e di quella di san Vincenzo sulle due Comunità.

In altre Comunità vi saranno vittime (La Santis­sima Vergine aveva le lacrime agli occhi dicendo questo); vittime vi saranno nel clero di Parigi e lo stesso Arcivescovo morrà (di nuovo la Madonna ver­sò lacrime). Figlia mia, la Croce sarà disprezzata; per le vie scorrerà sangue; il mondo intero sarà nell'afflizione. (Qui la Vergine Santa non poteva più parlare: un gran dolore Le era dipinto sul volto)...».

 

«Non ripresi più sonno»

«Quanto tempo restassi con la Madonna, non sa­prei dire: tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta.

Alzatami dai gradini dell'altare, rividi il fanciul­lino al posto dove l'avevo lasciato, il quale mi disse: "È partita!". Rifacemmo lo stesso cammino, trovan­do sempre tutti i lumi accesi e tenendosi quel bambi­no sempre alla mia sinistra.

Credo che quel bambino fosse il mio angelo cu­stode, resosi visibile per farmi vedere la Madonna; io infatti l'avevo molto pregato di ottenermi un tal favo­re. Era vestito di bianco e portava con sé una luce mi­racolosa, ossia era sfolgorante di luce, dell'età dai quattro ai cinque anni.

Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più sonno».

 

LA «MEDAGLIA MIRACOLOSA»

La seconda apparizione avvenne quattro mesi più tardi. Era il 27 novembre. Questa è l'apparizione più importante e fondamentale. In essa l'umile santa Ca­terina ebbe la rivelazione della celebre Medaglia mi­racolosa, e la Madonna le spiegò in che cosa consi­steva la missione che voleva affidarle. Una missione vasta quanto la terra. Proprio lei, l'umile e ignorata suor Caterina, veniva eletta perché facesse conoscere a tutti gli uomini il celeste pegno di misericordia che l'Immacolata si degnava donare all'umanità.

E suor Caterina si metterà all'opera non rispar­miandosi nelle prove e nelle sofferenze a cui verrà sottoposta. Era sicura dell'aiuto di Colei che è la Re­gina dell'universo, e prima o poi, quindi, sarebbe ar­rivata l'ora della diffusione di questa medaglina, pic­colo tesoro di grazia. Per suor Caterina, del resto, do­vette essere ben poca cosa sacrificarsi senza risparmio per la Regina Immacolata che l'aveva inebriata delle sue celestiali apparizioni.

Ella stessa ha descritto in modo dettagliato anche questa seconda e più celebre apparizione. Leggiamola con amore.

 

Bellezza indescrivibile

«Il 27 novembre 1830, che capitava il sabato an­tecedente alla prima domenica di Avvento, alle cin­que e mezzo di sera, facendo la meditazione in pro­fondo silenzio, mi parve di sentire dal lato destro del­la cappella un rumore come il fruscio di una veste di seta.

Avendo volto lo sguardo a quel lato, vidi la San­tissima Vergine all'altezza del quadro di san Giuseppe. La sua statura era media, e la sua bellezza tale che mi è impossibile descriverla. Stava in piedi, la sua veste era di seta e di color bianco-aurora, fatta, come si dice, à la vierge ("alla vergine"), cioè accollata e con maniche lisce. Dal capo le scendeva un velo bianco sino ai piedi. Aveva i capelli spartiti e una specie di cuffia con un merletto di circa tre centimetri di larghezza, leggermente appoggiato sui capelli. Il viso era abbastanza scoperto; i piedi poggiavano so­pra un globo; o meglio, sopra un mezzo globo, o al­meno io non ne vidi che una metà (più tardi la santa confesserà di aver visto sotto i piedi della Vergine an­che un serpente color verdastro chiazzato di giallo).

Le sue mani, elevate all'altezza della cintura man­tenevano in modo naturale un altro globo piccolo che rappresentava l'universo. Ella aveva occhi rivolti al cielo, e il suo volto diventò risplendente, mentre presentava il globo a Nostro Signore. Tutto ad un tratto le sue dita si ricoprirono di anelli, ornati di pietre prezio­se, le une più belle delle altre, le une più grosse e le al­tre più piccole, le quali gettavano dei raggi gli uni più belli degli altri questi raggi partivano dalle pietre pre­ziose; le più grosse gettavano raggi più grandi, e le più piccole raggi meno grandi, sicché tutta se ne riempiva la parte inferiore, e io non vedevo più i suoi piedi...».

 

«Fate coniare una medaglia»

«Mentre io ero intenta a contemplarla, la Santis­sima Vergine abbassò gli occhi verso di me e intesi una voce che mi disse queste parole: "Questo globo che vedete rappresenta tutto il mondo, in particolare la Francia ed ogni singola persona... ". Io qui non so ridire ciò che provai e ciò che vidi, la bellezza e lo splendore dei raggi così sfolgoranti!... E la Vergine Santissima aggiunse: "Sono il simbolo delle grazie che io spargo sulle persone che me le domandano", facendomi così comprendere quanto è dolce pregare la Santissima Vergine e quanto Ella è generosa con le persone che La pregano; quante grazie Ella accorda alle persone che gliele cercano e quale gioia Ella pro­va nel concederle.

In quel momento, io ero e non ero... Non so.... io godevo. Ed ecco formarsi intorno alla Santissima Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale in alto, a mo­do di semicerchio dalla mano destra alla sinistra di Ma­ria si leggevano queste parole scritte a lettere d'oro: "O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ri­corriamo a Voi". Allora si fece sentire una voce che mi disse: "Fate, fate coniare una medaglia su questo mo­dello; tutte le persone che la porteranno, riceveranno grandi grazie specialmente portandola al collo; le grazie saranno abbondanti per le persone che la por­teranno con fiducia... ".

All'istante mi parve che il quadro si voltasse e io vidi il rovescio della Medaglia.

Vi era la lettera M (iniziale del nome Maria) sor­montata da una croce senza crocifisso che aveva come base la lettera I (iniziale del nome Iesus, Gesù). Più sotto poi vi erano due cuori, uno circondato da spine (quello di Gesù), l'altro trapassato da una spada (quello di Maria). Dodici stelle infine circondavano il tutto.

Poi tutto disparve, come qualcosa che si spegne, ed io sono rimasta ripiena non so di che, di buoni sen­timenti, di gioia, di consolazione».

 

LA MAMMA IMMACOLATA

È stato detto che la Medaglia miracolosa è un «piccolo libro di fede» e un «piccolo trattato di ma­riologia».

Perché? Perché basta esaminare con attenzione la medaglina così com'è, e leggervi le grandi verità che esprime nel suo disegno la potenza e la misericordia di Maria Madre Divina, Immacolata, Mediatrice, Cor­redentrice e Regina.

E adesso noi vogliamo, meditare brevemente su queste pagine grandi verità che riguardano la storia della salvezza e che ci faranno apprezzare ancor più questa cara medaglina.

 

Maria, la Madre tenerissima

Ricordiamo la prima apparizione a santa Cateri­na? La Madonna predice le sciagure dei suoi figli, e piange su di essi fino a non poter più parlare. La sua tenerezza materna e la sua premura affettuosa appaio­no davvero commoventi. Ella è partecipe dei travagli in cui si dibattono e si perdono i figli.

Promette la sua speciale protezione, e, infine, an­nuncia a suor Caterina una missione particolare che intende affidarle per aiutare gli uomini a salvarsi e a ottenere grazie.

Il primo significato del dono della Medaglia mi­racolosa è proprio questo: la Madre tenerissima vede i figli tra i pericoli e offre loro un mezzo di grazia che li scampi dal male e li richiami al bene.

Per questo la medaglina è un dono della Celeste Madre, è un dono di grazia materna. E tutte le grazie che la medaglina ha ottenuto e otterrà portano questo sigillo della premura materna che la Madonna ha ver­so di noi suoi figli.

Moribondi risanati, peccatori convertiti, soldati che scampano la morte, tumori scomparsi, tentazioni fugate, pericoli sventati, aiuti insperati e mille e mille altre grazie, fanno della Medaglia miracolosa il segno concreto della cura tenerissima che la Mamma Cele­ste ha per le anime e i corpi degli uomini. Chi non ne ha fatto l'esperienza, la faccia. E non resterà certa­mente deluso.

Soprattutto per le conversioni, la Medaglia è stata feconda in maniera eccezionalmente miracolosa. Ol­tre la conversione di Alfonso Ratisbonne, già descritta all'inizio di questo libretto, amiamo ricordare un'altra delle tante capitate a san Massimiliano M. Kolbe.

Quando padre Kolbe si trovava a Zakopane fece la conoscenza di un certo intellettuale.

Ad ogni incontro lo pregava: «Signore, si confessi». Ma quegli soleva rispondere: «Nulla da fare, Reveren­do; la rispetto, padre, ma non andrò a confessarmi, for­se un'altra volta... ». Dopo alcune settimane, questo si­gnore, prima di partire, venne da padre Kolbe per acco­miatarsi. Le ultime parole di padre Massimiliano furo­no: «Signore, vada a confessarsi... ».

«La prego, Reverendo, non ho tempo, devo anda­re in fretta alla stazione».

«Allora accetti almeno questa Medaglia miracolosa». Il signore accettò per cortesia la medaglietta e si recò subito alla stazione ferroviaria. Intanto padre Massimiliano cadde in ginocchio per implorare dal­l'Immacolata la conversione dell'ostinato.

Oh, meraviglia! Dopo un istante qualcuno bussa alla porta ed entra il medesimo signore che aveva tan­ta fretta di prendere il treno. Sin dalla soglia esclama: «Padre, la prego di confessarmi».

 

Maria, l'Immacolata

L'Immacolata è Colei che non solo non è stata neppure sfiorata dal peccato, ma che ha schiacciato con il suo piede la testa al maligno (Gn 3,15).

Così ci appare, infatti, la Madonna sulla meda­glia: è l'Immacolata che schiaccia la testa al serpente. I due millenni della Chiesa hanno sempre cele­brato l'originale purezza della Madre di Dio, in oppo­sizione irriducibile al peccato che offende Dio. L'Im­macolata, Colei che è la «Piena di grazia» (Lc 1,28), con il peso divino della sua pienezza di grazia ha bat­tuto vittoriosamente il seduttore del genere umano, e vuol donare agli uomini la stessa forza di battere il nemico.

Attorno alla medaglina, poi, si leggono le parole: «O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi». L'immagine e le parole coin­cidono: la figura dell'Immacolata rappresenta Colei che è stata concepita senza peccato, schiacciando la testa al demonio.

Siamo nel 1830. Soltanto 24 anni dopo, il Papa Pio IX dichiarerà come dogma di fede della Chiesa universale la verità dell'Immacolata Concezione di Maria. Non è certamente difficile ammettere che l'apparizione dell'Immacolata a santa Caterina e la diffusione prodigiosa della Medaglia in tutto il mondo siano servite ottimamente a preparare e ad affrettare la definizione dommatica della verità dell'Immacolata Concezione, allo stesso modo che Lourdes, quattro anni dopo la solenne proclamazione del dogma, ne fu la singolare conferma.

 

«Io sono l'Immacolata Concezione»

Quando il 25 marzo 1858 la Vergine Maria si ri­velò a santa Bernardetta Soubirous e le disse «Io sono l'Immacolata Concezione», la piccola Bernardetta, raccontando l'apparizione disse: «La Signora stava in piedi sul rosaio e si mostrava nell'atteggiamento del­la Medaglia miracolosa». La stessa santa Bernardetta portava al collo una grande medaglia di rame, uguale, almeno nel disegno della parte interiore, al modello della Medaglia miracolosa. Da ciò vediamo bene quanto siano importanti e significativi, nello sviluppo storico del dogma dell'Immacolata, le apparizioni della Madonna a santa Caterina Labouré. C'è una cor­rispondenza evidente fra le apparizioni dell'Imma­colata a santa Caterina e quelle a santa Bernardetta basti riflettere che la piccola veggente di Lourdes, per mostrare l'atteggiamento che aveva la sua «bianca Signora» non seppe trovare di meglio che rassomi­gliarla alla Madonna della Medaglia miracolosa.

Infatti, con il diffondersi rapidissimo della Me­daglia miracolosa, la gente imparò a contemplare la Vergine Maria nell'atto che schiaccia la testa al ser­pente e ad invocarla «O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi».

Per questo l'8 dicembre 1854, il papa Pio IX non faceva che ratificare e confermare una verità che tutto il popolo cristiano amava e in cui credeva fermamen­te. Già da oltre venti anni, infatti, giravano per tutto il mondo milioni e milioni di Medaglie miracolose.

 

Gli schiaccia la testa

Nella sua bellezza celestiale, l'Immacolata, «vesti­ta di sole e con la luna sotto i piedi» (Ap 12, 1), è «ter­ribile come un esercito schierato in campo» (Ct 6,3). Ella è realmente terrore dei demoni. E la totale sconfit­ta di satana fu decretata da quella prima maledizione di Dio, il quale pose inimicizia tra il serpente e la Ma­donna, tra la stirpe di lui e la stirpe di Lei, con la finale vittoriosa: «Essa ti schiaccerà il capo» (Gn 3,15).

Attraverso la Medaglina, quante volte è balzata fuori questa verità dell'onnipotenza dell'Immacolata contro i demoni! Si potrebbero riferire molti episodi, ma ci limitiamo a due soltanto, ambedue molto signi­ficativi.

Una giovane andata a confessarsi dal santo Curato d'Ars si accusò di aver solo partecipato ad un ballo.

- Non avete notato nulla, a quel ballo? - le chiese il Santo.

- No, Padre.

- Non c'era un giovanotto brillante, che ha fatto ballare tutte le ragazze, meno voi?

- Mi ricordo era molto attraente, ma mi incuteva un po' di paura.

- E null'altro?

- No: quando uscì, scorsi le scintille sotto i suoi piedi.

- Ora ci siamo, figliuola mia. Quel giovanotto e­legante era il diavolo. E sapete dirmi perché non vi ha invitata a ballare con lui?

- Non so.

- Perché portate al collo la «Medaglia miracolo­sa» che lo ha tenuto lontano.

 

Ecco un altro episodio che testimonia sempre di più la veridicità della promessa della Madonna.

Una vedova cinese aveva un unico figlio che ama­va con tutta se stessa. Ma un brutto giorno il demonio si impossessò di lui. Vagava il povero figliuolo di qua e di là senza trovare pace; tutti lo fuggivano proprio come quell'ossesso di cui parla il Vangelo. Un cristia­no, che venne a sapere del fatto, volle aiutare quel gio­vane e consolare la madre disperata. Aveva con sé una Medaglia miracolosa; la prese in mano e la mostrò al giovane ossesso il quale immediatamente fu liberato dal demonio, per la potenza della Vergine Immacolata raffigurata in quella Medaglia.

 

MEDIATRICE CORREDENTRICE REGINA

Queste sono le tre fulgide gemme che rendono sovranamente bella e potente l'Immacolata Madre di Dio. La Medaglia miracolosa, che affrettò la solenne proclamazione di fede dell'Immacolata Concezione, possa far affrettare i tempi anche per la definizione dei dogmi mariani di Maria Mediatrice, Corredentrice e Regina.

Non a caso la Medaglia fa brillare queste verità. Tocca a noi non trascurare la lezione e il richiamo co­sì dolce e consolante che essa ci dona: la mia Celeste Mamma Immacolata è anche la mia Celeste Mediatri­ce, Corredentrice e Regina!

 

Ogni grazia viene da Lei

L'Immacolata con le braccia allargate verso il basso e con una miriade di raggi splendenti che par­tono dalle sue mani rappresenta in modo luminoso Maria Santissima come Mediatrice di tutte le grazie. La mediazione universale fa parte della missione materna di Maria Santissima verso il genere umano. Questa è una verità che fin dai primi tempi della Chiesa è stata riconosciuta alla Madonna e che spe­riamo di vedere presto proclamata dogma di fede, come ardentemente desiderava san Massimiliano Ma­ria Kolbe.

L'Immacolata è la Mediatrice di grazia presso Gesù, unico Mediatore fra Dio e l'uomo. Ella, come Madre nostra, intercede sempre in nostro favore, an­che quando noi non ricorriamo esplicitamente e diret­tamente a Lei. E questo perché, oltre che Madre no­stra, è anche la «Madre della divina grazia» e tutte le grazie che gli uomini ricevono, tutte senza eccezione, vengono dal suo Cuore, passando per le sue mani.

Rileggiamo ora qualche punto della seconda ap­parizione dell'Immacolata a santa Caterina Labouré, e vedremo come la verità della Mediazione mariana appaia certa e luminosa.

«Ella aveva gli occhi rivolti al cielo, e il suo vol­to diventò risplendente, mentre presentava il globo a Nostro Signore»: ecco una Mamma, bella di una bel­lezza inesprimibile, che prega e intercede per noi, fi­gli che Ella ama.

«Tutto ad un tratto le sue dita si ricoprirono di anel­li, ornati di pietre preziose... le quali gettavano dei raggi, gli uni più belli degli altri... Mentre io ero intenta a con­templarla, la Santissima Vergine abbassò gli occhi verso di me, ed una voce si fece intendere che mi disse queste parole: "Questo globo che vedi rappresenta tutto il mondo... la Francia... e ciascuna persona in particola­re". Io qui non so ridire ciò che provai e ciò che vidi, la bellezza e lo splendore dei raggi sfolgoranti! ... e la Ver­gine Santissima aggiunse: "Sono il simbolo delle grazie che io spargo sulle persone che me le domandano", fa­cendomi così comprendere quanto è dolce pregare la Santissima Vergine e quanto Ella è generosa con le per­sone che La pregano; quante grazie Ella accorda alle persone che gliele cercano, quale gioia Ella prova nel concederle...».

 

«Chiedimi quanto vuoi...»

Ci pensiamo mai che ogni momento la Madonna sta in questo atteggiamento di supplica e di dono per noi? Non ricordiamo quello che la Madonna fece a Cana? Lei sola si accorse che era venuto a mancare il vino. E con tanta sollecitudine e dolcezza lo disse a suo Figlio Gesù: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Ge­sù guardò in fondo agli occhi di quella Mamma sua e nostra, sentì la tenerezza di quel Cuore così simile al suo, e fece il miracolo, il suo primo miracolo, cam­biando l'acqua in vino, in anticipo con l'ora stabilita da Dio! (Gv 2,4).

Veramente la Madonna è «Onnipotente per gra­zia».

Lei tutto può, perché sta tra Dio e l'uomo, es­sendo donna ed essendo Madre di Dio. Ah, quale gioia per noi avere una simile Madre!

Il papa Pio IX scrisse che la Madonna, con la Sua dignità di Madre e Regina, stando alla destra di Gesù «ottiene ciò che domanda, né può restare inesaudita».

E il numero sterminato di grazie che la Medaglia miracolosa ha ottenuto agli uomini è la conferma più certa di questa consolantissima verità.

 

La nostra Corredentrice

Ma perché Maria è stata da Dio elevata a questo ufficio di Tesoriera di tutte le grazie?

Perché Ella con le sue sofferenze è stata da Dio associata a Gesù per salvare gli uomini; Ella cioè è la Corredentrice del genere umano, in dipendenza da Gesù, il Redentore.

Afferma san Pio X nell'Enciclica «Ad diem il­lum» del 2 febbraio 1904: «Da questa comunione di dolori e di volontà tra Cristo e Maria, meritò Ella di divenire degnissimamente la Riparatrice del mondo perduto, e quindi la Dispensatrice di tutti i doni che Gesù ci procurò con la morte e con il sangue».

Anche questa verità della Corredenzione univer­sale operata da Maria Santissima si trova espressa nella Medaglia miracolosa. Guardiamone il rovescio, infatti: la lettera M, monogramma di Maria, è sormontata da una croce; al di sotto, poi, vediamo il Sacro Cuore di Gesù coronato di spine e il Cuore Immacolato di Maria, trafitto da una spada.

La croce, il cuore, la spada: c'è qui in compendio tutta la dottrina della Corredenzione mariana. Pensiamo al Calvario: Gesù sulla Croce, Maria ai piedi della Croce, uniti indissolubilmente nell'offerta del loro sacrificio che ha redento il mondo. Come ad Eva, così a Maria, nuova Eva, Dio disse: «Tu partori­rai nel dolore» (Gn 3,6). Nel dolore, infatti, sul Cal­vario, la Madonna partorì noi alla vita della grazia. Partorì nel dolore del suo Cuore trafitto dalla spada della Passione e Morte del Figlio.

Quanto è profondo dunque il significato di quei due Sacri Cuori effigiati sul rovescio della Medaglia! Sono il Cuore del Redentore e il Cuore della Corre­dentrice.

 

«Sono ebreo di razza»

La Madonna quindi è Corredentrice, e perciò stes­so Mediatrice universale di tutte le grazie, come inse­gna il papa san Pio X. È soprattutto per la grazia delle grazie, ossia la salvezza finale, che dobbiamo rivolger­ci alla Divina Madre Corredentrice: Ella sa fare di ogni peccatore un giusto, di ogni redento un Santo.

Ci conforti il racconto di una della tante conver­sioni operate dalla Madonna per mezzo della Meda­glia miracolosa.

Riportiamo l'episodio dalla vita di san Massi­miliano M. Kolbe.

Durante la degenza nel sanatorio di Zakopane, egli non pensò certamente di starsene inerte. Proprio lui amava ripetere ai suoi confratelli: «Non possiamo dormire fino a quando una sola anima resterà sotto il dominio di satana». Per cui, anche ammalato a Zako­pane, si diede da fare.

Tra l'altro ogni giovedì teneva una conferenza ai giovani studenti atei del sanatorio. Dopo pochi giove­dì, quattro di essi si convertirono.

Soltanto uno, tra i più giovani, pur seguendo at­tentamente le conferenze del Santo, mostrava di non aver a che fare con lui, allontanandosi immediatamen­te alla fine di ogni riunione.

Ma un giovedì si avvicinò e gli disse: «Vorrei sa­lutarla, padre; è l'ultima volta che ci vediamo. Le mie condizioni si sono aggravate, non potrò lasciare il let­to, è la fine...».

Poi gli confidò:

- Sono ebreo di razza e di religione.

- Verrò a trovarti.

- Impossibile lei lo sa: proibito far visita agli ammalati gravi.

- Verrò lo stesso.

Ed infatti non solo ci andò, ma lo battezzò, gli diede la Santa Comunione, gli impartì l'Unzione degli infermi e poi gli mise al collo la Medaglia miracolosa.

- Sei contento?... Dimmi che cosa ti turba anco­ra, ragazzo?

- La mamma ... L'arrivo della mamma. Sua madre era un'ebrea fanatica.

- Non temere sarai già in Paradiso quando arri­verà.

Infatti il giovane morì alle 11, mentre la mamma arrivò soltanto a mezzogiorno. E quando venne, fece un gran baccano a causa della conversione del figlio. Immediatamente gli strappò dal petto la Medaglia mi­racolosa e cacciò in cattivo modo san Massimiliano. Ma, post factum..., commentava il santo raccon­tando l'episodio al fratello fra' Alfonso.

 

La nostra Regina

Un'ultima importante verità ci viene insegnata dalla Medaglia miracolosa: la Regalità di Maria Santissima. La Madonna, nell'apparizione del 27 novembre 1830 a santa Caterina Labouré, poggia vittoriosamente i suoi piedi sul globo, e sembra dirci anche Ella come Gesù Re Divino: «Non abbiate timore: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).

Inoltre, l'Immacolata tiene fra le mani un altro globo più piccolo che offre a Dio Padre. Se è vero che si può offrire solo ciò che è proprio, Maria può offrire a Dio il mondo perché esso Le appartiene, essendo stata costituita Regina dell'universo.

Infine, le dodici stelle impresse sul retro della Medaglia, indicano i Santi e in genere tutte le anime che per effetto della sua materna protezione, circon­dano ora il suo trono regale lassù in cielo.

In particolare, nelle dodici stelle si è voluto vede­re simboleggiati i dodici apostoli, ossia le colonne della Chiesa stessa, che glorifica in Maria Santissima la sua Divina Madre, la Madre di Cristo Capo e del Corpo mistico di Cristo.

Guardando la Medaglina, quindi, possiamo ri­chiamare alla mente il «segno prodigioso» della Donna dell'Apocalisse, che san Giovanni vide avanzarsi vestita di sole, con la luna sotto i piedi e con il capo coronato da dodici stelle (Ap 12,1).

E quale gioia non deve infondere nei nostri cuori questa sublime verità? Noi siamo i fortunati figli di una Madre onnipotente e misericordiosa, bellissima e gloriosissima, tutta amore e splendore, Madre di Dio e dell'Umanità, Regina della terra e del Paradiso!

 

LA MEDAGLIA MIRACOLOSA E NOI

Che cosa dice a noi la Medaglia miracolosa? Ci mostra solo i grandissimi privilegi di Maria Santissi­ma? O ci indica anche una via di comportamento?

Per chi sa capire tutte le lezioni che la Medaglia miracolosa offre, è chiaro che essa non ci riguarda so­lo perché ci presenta i privilegi sublimi della Madon­na, ma vuole anche essere un piccolo programma di vita cristiana ispirato a quelle verità mariane fecon­dissime di virtù.

È questo un contenuto di valore della Medaglia, che ne rafforza la potenza giustamente ritenuta «Mi­racolosa».

Infatti, la Medaglia miracolosa è stata nel corso del tempo un mezzo efficacissimo per ravvivare nel popolo la pratica della perfetta vita cristiana.

Ricordiamo a questo proposito l'associazione delle Figlie di Maria Immacolata, che ha posto per suo distintivo la Medaglia miracolosa e che tante gio­vani ha preservato da pericoli morali e ha avviato alla santità. Basti pensare, ad esempio, che santa Teresina di Gesù Bambino apparteneva alle Figlie di Maria.

 

È venuta in nostro aiuto

Non dimentichiamo che la Medaglia è sorta in un secolo movimentatissimo per l'Europa intera e diffici­lissimo per la Chiesa. La Rivoluzione francese faceva sentire ovunque le sue funeste conseguenze. Con essa ogni principio di autorità proveniente dall'alto era sta­to scardinato. Tante anime brancolavano di qua e di là, languendo nel dubbio della fede, causato dal ra­zionalismo settecentesco. L'uomo si era reso schiavo, tremendamente schiavo di se stesso, proprio nel mo­mento in cui aveva voluto liberarsi di Dio.

Ma noi dobbiamo lamentare ancor più oggi le te­orie aberranti dei contestatori che hanno scardinato ogni autorità, dei dissacratori che gridano dappertutto l'autonomia del creato, degli adoratori dell'uomo che proclamano fino all'ossessione il valore assoluto dell'uomo celebrato e idolatrato come se l'uomo non fosse più un povero essere squilibrato, impasto di vergogne innominabili, di passioni animalesche e di perfido egoismo da «rinnegare» (Lc 9,23), da «odia­re» (Gv 12,25).

Quale strazio per un cuore di Madre vedere i suoi figli andare ciecamente e follemente alla deriva, a sfasciarsi contro gli scogli, come una nave che non conosce più la sua rotta!

Si mosse allora la Madonna per aiutare i suoi figli.

E offrì loro un mezzo potente e prestigioso, ma apparentemente di nessun conto né pregio, una picco­la Medaglia.

 

Davide contro Golia

Perché la Madonna scelse proprio una Medaglia, cioè un mezzo così umile?

Rispondiamo:

1 - Perché è nello stile dell'onnipotenza di Dio servirsi di cose inconsistenti per abbattere quelle che si credono imbattibili. Il piccolo e gentile Davide ab­battè il possente Golia. «Dio sceglie ciò che nel mon­do è debole per confondere ciò che è forte. Sceglie ciò che per il mondo non ha valore e nobiltà, ciò che non è, per ridurre a nulla ciò che è» (1 Cor 1,27-29). Così, per abbattere la tracotante superbia dell'uomo che si autoidolatra e l'insania del suo miserabile or­goglio, nulla di più salutare che un pezzetto di metallo di nessun pregio da portare indosso... questo pezzetto di metallo di nessun pregio è così simile a quella pie­tra che Davide mise nella fionda per abbattere il gi­gante Golia!

2 - Inoltre, la scelta di un mezzo così umile fa ri­saltare interamente la potenza di Dio e di Maria.

Qualsiasi mezzo prestigioso o almeno non così insi­gnificante avrebbe potuto far credere che i miracoli ottenuti fossero in qualche modo da attribuirsi ad es­so. La piccola medaglina, invece, ha tutta l'inconsi­stenza delle cose da niente. Tutto il bene che opera non può che discendere dall'alto (Gc 1,17).

3 - Infine, una medaglina possiamo tutti pro­curarcela, anche se molto poveri. Non così qualcosa di più prezioso. Ed era necessario che si trattasse di un mezzo di grazia che tutti potessero facilmente ave­re, perché i bisogni, allora come oggi, riguardavano l'umanità intera. La medaglina ha realizzato tutti que­sti vantaggi insieme: costa pressoché nulla, si fa ac­cettare facilmente, insegna verità fondamentali, ri­chiama alle virtù più vitali e preziose.

Umiltà, Gratitudine, Penitenza.

La Medaglia miracolosa, presentandoci la Ma­donna come Immacolata, ci ricorda, la verità fon­damentale del peccato originale, verità cui purtroppo, oggi più che ieri, molti insensati non vogliono crede­re, pur sperimentandone nelle loro carni le tremende conseguenze. Altro che «nativa bontà dell'uomo» teo­rizzata nel `700 da Gian Giacomo Rousseau! Per ripa­rare quel primo peccato e tutti i peccati conseguenti, fu necessaria la morte di Gesù, il Verbo Incarnato, fu necessario il sacrificio di Maria, la Madre di Dio. Po­vera Madre che dovette dare la morte a Suo Figlio dopo avergli donato la vita!

Questo dobbiamo saper leggere nella Medaglia miracolosa, in quella Croce, in quei due Cuori sacra­tissimi, l'uno circondato di spine, l'altro trafitto da una spada.

Da parte nostra, quindi, ci vogliono umiltà e gra­titudine. Umiltà, per la nostra cattiveria, per i nostri peccati che sono la causa di tanto dolore in Gesù e Maria. Gratitudine per la carità sconfinata che Gesù e la Madonna hanno esercitato verso noi, pagando tutto di persona nel tremendo sacrificio del Golgota.

Inoltre, dobbiamo sentirci anche spronati al sacri­ficio e alla penitenza, per ricambiare, sia pure in pic­cola misura, tanta generosità di Gesù e Maria.

La penitenza è essenziale alla vita cristiana. «Se non fate penitenza - disse Gesù - perirete tutti» (Lc 13,5); e ancora: «Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni gior­no e mi segua» (Mc 8,34). E quale virtù più necessa­ria della penitenza potrebbe raccomandarci la Meda­glia miracolosa oggi, in questa società edonista, mate­rialista e carnalista, tutta protesa solo al benessere e ai piaceri senza limiti?

 

Amare e imitare Maria

La Medaglia miracolosa ci invita ancor di più a riconsiderare i nostri doveri verso Maria Santissima, che sono essenzialmente i doveri dei figli verso la lo­ro Madre Celeste.

Da quando Gesù dalla Croce ci affidò alla Ma­donna nella persona di san Giovanni Evangelista (Gv 19,26), Maria non ci ha mai abbandonato. Ha soccor­so popoli e nazioni nei momenti più terribili della loro storia; si è chinata e ha pianto con ognuno di noi in tante ore difficili che solo noi e Lei conosciamo. Ma­ria è Madre di tutti e di ognuno in particolare e il Suo amore materno non subisce divisioni essendo quasi infinito.

Ma noi che cosa abbiamo fatto per Lei? Ci siamo veramente dimostrati Suoi figli affezionati?...

Questi interrogativi forse ci pesano sulla co­scienza perché scoprono a noi stessi tanta mancanza d'amore verso una Madre così dolce e sublime.

Ebbene, non perdiamo ancora tempo. Ciascuno di noi riprenda o cominci ad amare Maria. Sentiamola vi­cina, perché Ella stessa ha voluto sentirci vicini; sen­tiamola Mamma, perché Ella ha voluto sentirci figli.

Ella è anche la nostra dolcissima Regina. Ebbene, dobbiamo avere il santo orgoglio di essere Suoi suddi­ti, di obbedirLe con gioia in ogni cosa, di combattere generosamente per Lei, per la Sua gloria, perché Ella possa regnare con Gesù in «ogni cuore che batte sulla terra», come diceva quello splendido cavaliere dell'Im­macolata che fu san Massimiliano Maria Kolbe.

In particolare, quando la Madonna si presenta come Immacolata, vuole da noi soprattutto l'imitazio­ne della Sua purezza verginale. Oggi Ella vuole che noi, uomini del ventesimo secolo, luridi sozzi in tanta vita di lussuria universale, impariamo a guardare di nuovo il cielo, a guardare Lei, la Sempre Vergine, la Purissima.

In ogni sforzo che faremo per amarLa - ricordia­molo - Ella sarà sempre accanto a noi per aiutarci in­cessantemente con tutte le grazie che ci occorrono e di cui Ella è Tesoriera e Dispensatrice.

Quante cose, quindi, la Madonna ci insegna, ci chiede e ci offre con la piccola Medaglia miracolosa! Portandola addosso bisogna essere consapevoli che, almeno indirettamente e implicitamente si fa pro­fessione di fede in queste verità e ci si impegna a un comportamento d'amore tutto particolare verso la no­stra Celeste Madre e Regina Immacolata.

 

ORA BISOGNA DIFFONDERLA

Una delle prime a ricevere la Medaglia mira­colosa, fu la stessa santa Caterina Labouré, la quale, quando l'ebbe tra le mani, la baciò, e poi disse: «Ora bisogna diffonderla».

Da queste parole dell'umile santa, la piccola Me­daglia prese il via, e rapida come una minuscola co­meta, fece il giro del mondo intero. Si pensi che nella sola Francia, nei primi dieci anni, ne vennero coniate e vendute ben settantaquattro milioni.

Perché questa prodigiosa diffusione?

Per la fama di «miracolosa» che ben presto si meritò dal popolo. Grazie e miracoli si moltiplicavano via via operando conversioni e guarigioni, aiuti e be­nedizioni per le anime e per i corpi.

 

Fede e preghiera

Le radici di queste grazie sono sostanzialmente due: la fede e la preghiera.

Anzitutto la fede ci deve essere almeno in colui che dona la medaglietta, come avvenne per Alfonso Ratisbonne, incredulo, che ricevette la Medaglia da un uomo pieno di fede, il barone de Bussières.

È chiaro, infatti, che non è il pezzo di metallo della Medaglia, fosse pure di oro zecchino, ad operare miracoli; ma è la fede fervida di chi tutto attende da Colui che il metallo raffigura. Anche per il cieco nato, di cui ci parla il Vangelo (Gv 9,6), non fu il fango a­doperato da Gesù a ottenergli la vista, ma la potenza di Gesù e la fede del cieco.

Dobbiamo avere fede nella Medaglia in questo sen­so: avere fede, cioè, che la Madonna con la sua onnipo­tenza misericordiosa si serve di quel minuscolo mezzo per donare le sue grazie ai figli che glieLe chiedono.

E qui ricordiamo l'altra radice delle grazie: la preghiera. Dagli esempi che abbiamo riferito e che ancora riferiremo appare evidente che la Medaglia fa centro e opera grazie quando è accompagnata dalla preghiera. San Massimiliano, quando distribuiva le Medaglie miracolose agli increduli o a persone che non avrebbero pregato, si metteva lui pregare con ar­dore e fervore di santo.

La Medaglia, sia ben chiaro, non è un magico ta­lismano. No. È uno strumento di grazia. E la grazia vuole sempre la cooperazione dell'uomo. E l'uomo coopera con la sua Fede e con la sua Preghiera.

Fede e Preghiera, quindi, assicurano la fecondità «miracolosa» della celebre Medaglia. Possiamo dire, anzi, che la Medaglia non opera mai da sola: esige la cooperazione dell'uomo chiedendo di essere accom­pagnata dalla Fede e dalla Preghiera almeno di qual­cuno: o di chi dona la Medaglia o di chi la riceve.

 

Un altro esempio fra tanti

Lo riportiamo da una rivista missionaria.

In un ospedale delle Missioni, a Macao, un po­vero pagano era stato ormai abbandonato dal medico: - Più nulla da fare, sorella. Non passerà la notte.

La Suora Missionaria di Maria contempla l'uomo agonizzante sul letto. Dunque, nulla da fare per il corpo; ma l'anima?

Da tre mesi ch'è ricoverato, l'infelice è rimasto o­stinatamente chiuso e ostile; poco fa ha respinto ancora una volta la Suora catechista che tentava di far breccia in quell'anima. Una medaglia della Madonna, messagli furtivamente sotto il guanciale, era stata da lui rabbio­samente e ostilmente gettata a terra. Che fare?

Sono le 18. Il volto dell'infermo rivela già qual­che sintomo dell'agonia. La Suora, vista sul comodi­no la medaglia respinta, mormora a un'allieva infer­miera nella corsia: - Senti: cerca di nascondergli que­sta medaglia, quando aggiusti il letto, tra il lenzuolo e il materasso, senza che se ne accorga.

Ora non resta che pregare, e... aspettare. La Reli­giosa sgrana lentamente le Ave Maria della sua corona. Alle 21 l'agonizzante apre gli occhi, e chiama:

- Sorella...

La Religiosa si china su di lui. - Sorella muoio... Battezzami!...

Tremante dalla commozione la Suora prende un bicchiere d'acqua sul comodino, ne versa qualche goccia sulla fronte madida, pronunciando le parole che danno la grazia e la vita.

Il volto del morente si trasforma inesplicabilmen­te. L'angoscia che ne increspava i lineamenti svanisce d'incanto, mentre un lieve sorriso ora è su quelle lab­bra riarse: - Adesso non ho più paura di morire - mormora - so dove vado...

Spira con un bacio al Crocifisso.

 

Diffondiamola anche noi

La missione affidata dalla Madonna a santa Cate­rina Labouré, di diffondere la Medaglia miracolosa, non riguarda solo santa Caterina, ma riguarda anche noi. E noi dovremmo sentirci tutti onorati di far nostra questa stessa missione di grazia. Quante anime genero­se si sono mosse con fervore instancabile per portare ovunque e donare a chiunque questo dono della Ma­donna!

Pensiamo, anzitutto, a santa Caterina Labouré che si fece distributrice zelante della Medaglia per più di 40 anni!

Tra i vecchi e gli ammalati, tra i soldati e i bam­bini, la dolce santa passava con il suo angelico sorri­so, donando a ognuno la Medaglina. Persino sul letto di morte, poco prima dell'agonia, ella preparava an­cora pacchetti, di Medaglie da distribuire! La sua fe­de, speranza e carità, la sua preghiera e il suo candore di vergine consacrata, rendevano tanto più feconda di grazia ogni Medaglina che ella distribuiva per sanare, illuminare, aiutare, convertire tanti bisognosi.

Un altro esempio gentile e luminoso è quello di santa Teresina. Questa cara santa, fin da fanciulla do­vette intuire bene il valore della Medaglia miracolosa se si industriava davvero molto a distribuirla. Una volta, in casa sua, riuscì a far prendere la Medaglia a una domestica che non si comportava bene, facendosi promettere che l'avrebbe portata al collo fino alla morte. Un'altra volta, sempre a casa, mentre alcuni operai stavano lavorando, l'angelica Teresina prese delle medaglie e andò a metterle nelle tasche delle lo­ro giacche appese... Le sante industrie di chi ama!

Pensiamo al santo Curato d'Ars che, quando u­sciva per il paese, portava sempre le tasche gonfie di Medagliette e Crocifissi, e tornava sempre con le ta­sche sgonfie...

Pensiamo al grande san Giovanni Bosco che fa­ceva portare la Medaglia al collo ai suoi ragazzi, e in occasione dello scoppio del colera assicurò che il co­lera non avrebbe contagiato nessuno di quelli che por­tavano la Medaglia. E fu proprio così.

Pensiamo anche a san Pio X, al beato Guanella, al beato Orione e a molti altri zelantissimi apostoli, così attenti a servirsi di ogni mezzo per far conoscere e amare la Madonna. Con tanto affetto si sono inte­ressati di questa cara medaglina!

Un altro straordinario apostolo, il beato Pio da Pietrelcina, non fu inferiore agli altri nella diffusione delle sante medagline. Anzi! Ne teneva in cella e nel­le tasche; ne distribuiva ai figli spirituali, ai penitenti, agli ospiti; le mandava in regalo a gruppi di persone; una volta ne mandò quindici ad una famiglia compo­sta di quindici persone: genitori e tredici figli. Alla sua morte, nelle tasche trovarono un mucchietto di quelle medagline, che egli donava con tanto zelo. Tut­to serve a chi ama!

Vogliamo farlo anche noi questo piccolo aposto­lato di amore alla Madonna?

 

San Massimiliano M. Kolbe

Un modello gigante di apostolo dell'Immacolata e della Medaglia miracolosa fu indubbiamente san Massimiliano Maria Kolbe. Egli potrebbe anche esse­re chiamato il santo della Medaglia miracolosa.

Basti pensare al suo grande movimento mariano a raggio mondiale, la Milizia dell'Immacolata, con­trassegnato dalla Medaglia miracolosa, che tutti i suoi membri hanno l'obbligo di portare indosso come di­stintivo.

«La Medaglia miracolosa - diceva il santo - è il segno esteriore della consacrazione all'Immacolata». Non solo, ma la Medaglia miracolosa è il primo mezzo di apostolato dei militi dell'Immacolata che debbono diffonderla ovunque e comunque.

«La Medaglia miracolosa deve costituire un mez­zo di prim'ordine nella conversione e santificazione degli altri, perché essa ci ricorda di pregare per chi non ricorre a Maria, non la conosce e la bestemmia». Il Santo diceva che le Medaglie miracolose sono come i «proiettili», le «munizioni», le «mine»; esse hanno un potenziale misterioso, capace di far breccia nei cuori murati, negli animi ostinati, nelle volontà indurite e incatenate al peccato. Una medaglina può essere un raggio laser che brucia, penetra e risana. Può essere un richiamo di grazia una presenza di grazia, una polla di grazia. In tutti i casi, per ogni perso­na, illimitatamente.

Per questo san Massimiliano portava sempre con sé le medagline, le dava a chiunque poteva, le collo­cava dappertutto, sui banchi dei negozianti, sui treni, sulle navi, nelle sale d'aspetto.

«Bisogna distribuire la Medaglia miracolosa o­vunque è possibile: ai fanciulli..., ai vecchi e, soprat­tutto, ai giovani, perché sotto la protezione di Maria abbiano la forza sufficiente per resistere alle innume­revoli tentazioni e pericoli che oggi li insidiano. An­che coloro che non entrano mai in chiesa, che hanno paura della confessione, si fanno beffe delle pratiche religiose, ridono delle verità della fede, sono immersi nel fango dell'immoralità...: a tutti costoro bisogna assolutamente offrire la Medaglia dell'Immacolata e sollecitarli perché la portino volentieri, e, contempo­raneamente, pregare con fervore l'Immacolata per la loro conversione».

Personalmente, san Massimiliano non iniziava nessuna impresa anche materiale senza affidarsi alla Medaglia miracolosa. Così, quando egli si trovò nella necessità di procurare un terreno più ampio per co­struire la Città dell'Immacolata (Niepokalanow), ap­pena adocchiato un terreno adatto per prima cosa vi buttò delle Medagline miracolose poi vi portò e collo­cò una statuetta dell'Immacolata. Per un intoppo imprevisto, sembrò che la cosa naufragasse; ma quasi d'incanto, alla fine, tutto si risolse con la completa donazione del terreno a san Massimiliano.

Alla scuola di questo santo mariano dei nostri tempi dobbiamo imparare anche noi a muoverci armati di questi «proiettili». E l'Immacolata voglia che noi contribuiamo efficacemente all'attuazione di quella che era una vivissima speranza di san Massimiliano, e cioè che «col tempo non vi sarà un'anima che non in­dossi la Medaglia miracolosa».


Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/la%20medaglia%20miracolosa%20di%20p%20m%20m%20iorio.htm

 

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