28 Agosto: Sant'Agostino - Preghiere e vita
Preghiera scritta da Sant'Agostino
Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre la tua faccia con ardore. Dammi Tu la forza di cercare, Tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te. Aumenta in me questi doni.
Lettera di Sant'Agostino all'uomo per amare una donna in pienezza e per sempre
Giovane amico, se ami questo è il miracolo della vita.
Entra nel sogno con occhi aperti e vivilo con amore fermo.
Il sogno non vissuto è una stella da lasciare in cielo.
Ama la tua donna senza chiedere altro all'infuori dell'eterna domanda che fa vivere di nostalgia i vecchi cuori.
Ma ricordati che più ti amerà e meno te lo saprà dire.
Guardala negli occhi affinché le dita si vincolino con il disperato desiderio di unirsi ancora; e le mani e gli occhi dicano le sicure promesse del vostro domani. Ma ricorda ancora, che se i corpi si riflettono negli occhi, le anime si vedono nelle sventure.
Non sentirti umiliato nel riconoscere una sua qualità che non possiedi.
Non crederti superiore poiché solo la vita dirà la vostra diversa sventura.
Non imporre la tua volontà a parole, ma soltanto con l'esempio.
Questa sposa, tua compagna di quell'ignoto cammino che è la vita, amala e difendila, poiché domani ti potrà essere di rifugio.
E sii sincero giovane amico, se l'amore sarà forte ogni destino vi farà sorridere.
Amala come il sole che invochi al mattino.
Rispettala come un fiore che aspetta la luce dell'amore.
Sii questo per lei, e poiché questo deve essere lei per te, ringraziate insieme Dio, che vi ha concesso la grazia più luminosa della vita!
VITA DEL SANTO
Questo grande dottore della Chiesa nacque a Tagaste, (oggi in Algeria) nel 354. Ricevette la prima formazione culturale a Medaura, poi studiò a Cartagine, dove aderì al manicheismo, dottrina secondo cui il mondo è dominato da due divinità, il Bene e il Male, in perenne lotta fra loro. Dopo avere aperto una scuola a Tagaste, passò a Roma. Da lì, superata una grave malattia, salì a Milano – dove lo raggiunse la madre - per occupare una cattedra di retorica, nel 384. Qui conobbe Ambrogio, le cui spiegazioni della Scrittura lo conquistarono. A 32 anni, durante un momento di riflessione, gli parve di sentire come una cantilena che diceva: «Prendi e leggi»; aprì il libro delle lettere paoline alle parole «Comportatevi onestamente… non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze… Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri» (Rom. 13, 13). Colpito dalla grazia, dopo aver raccontato alla madre l’accaduto, si convertì dando l’addio alla sua vita disordinata e nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 387 fu battezzato da Ambrogio. Dopo un periodo trascorso a Cassiciacum (a nord di Milano) compose alcune opere apologetiche contro i manichei e, morta sua madre a Ostia, tornò in Africa col figlio Adeodato, dopo averne rinviato la mamma per consiglio di Monica. Ordinato sacerdote a Ippona nel 391, quattro anni dopo fu nominato vescovo di quella città. Nella basilica della Pace per 35 anni commentò le Scritture, amministrò la giustizia, curò i beni ecclesiastici e confutò eretici, manichei, donatisti e pelagiani. Con un regime regolato di vita comune, condiviso con alcuni del suo clero, scrisse le sue opere più note, come le Confessioni, Dottrina Cristiana, La città di Dio e La Trinità. Morì il 28 agosto del 430, mentre la città era assediata dai Vandali. Il suo corpo fu traslato in Sardegna, poi Liutprando lo portò a Pavia, dove è venerato nella chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro.