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Pubblicato da la strada per la felicità

20 Luglio : Sant'Elia Profeta - Preghiere

La Novena per la festa del profeta Elia ha inizio l'11 luglio essendo la sua memoria liturgica il 20, ma la preghiera può essere fatta anche in ogni periodo dell'anno :  11 Luglio : inizio della Novena a Sant'Elia Profeta

 

Preghiera a San'Elia Profeta

di Don Antonio Garone

 

Caro Sant'Elia
che in tempi di errori e infedeltà
da Dio fosti mandato al popolo eletto,
per ricordare la verità e richiamare alla coerenza ,
guarda con benevolenza
questa comunità, che i padri a te affidarono
quale protettore provvido e potente.
Accompagnali nel cammino della vita,
rendila memore della sua identità cristiana,
ispirala ai valori della tradizione,
informa la vita dei sentimenti buoni,
e, nell'ascolto e nell'osservanza della Parola
fa che viva nella laboriosità,
nella prosperità e nella pace. Amen

 

 

Preghiera a San'Elia Profeta

 

l. O glorioso Sant’Elia, voi che dimorando in questa valle di lagrime, foste sempre
specchio di santità e di giustizia, otteneteci da Dio di essere vostri imitatori in terra, per essere un giorno fatti partecipi con voi della eterna gloria nel Cielo.

 

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, dei secoli. Amen.

 

2. O inclito patriarca dell’Ordine Carmelitano, Voi che foste Dottore del popolo di Dio e Difensore della Fede, rischiarate, ve ne preghiamo, le tenebre del nostro intelletto, offuscato dalle ree passioni.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, dei secoli. Amen.

 

3. O Santo Profeta dell’Altissimo, che tratto in Cielo su carro di fuoco, sarete il precursore di Cristo, quando Egli in tutto lo sfoggio  della sua infinita Maestà  verrà a giudicare i vivi ed i morti conservate in noi quella Fede, che opera per mezzo della carità.

 

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, dei secoli. Amen.

 

 

sant-elia.jpg

Vi fu un uomo mandato da Dio. Da Dio dunque proveniva; per bocca Sua parlava, e agiva stando alla Sua presenza. Questo uomo è il profeta Elia.

Mentre l'Ecclesiaste (48,1-11) ne intesse la lode, la sua vita è contenuta e descritta nei libri dei Re, nel cui racconto si distingue un "ciclo di Elia" (1 Re 17; Il Re 1,18) e un "ciclo di Eliseo" (11 Re 2-23): mentre al primo ciclo appartiene il racconto dell'attività del profeta, la descrizione della sua "assunzione" viene attribuita al ciclo di Eliseo, il quale gli succede precisamente in tale momento.
Originario dell'oltre - Giordano (Tisbe el-Istib, vicino al Aglun) (1 Re 17-l) terra marginale, di grandi foreste, di gente nomade e libera, Elia esercitò il suo ministero nel Regno del Nord, nel secolo IX A.C., al tempo del re Achab e di Ochozia.
Il re Achab era il primo discendente della famiglia degli Omriti (Achab, figlio di Omiì). Divenuto re nell'anno 874 A.C., aveva sposato lezabel (Gezabel) figlia del re Et-Bàal, re di Tiro e Sidone e gran sacerdote di Astarte (1 Re, 16-31) (divinità cananea; il suo nome talvolta è sostituito da quello di Ashera (Gdc. 3,7; Il Re 23,4) e corrispondente all'Ishtar assira: è la dea pagana dell'amore e della fecondità).
I vantaggi politici di tale unione furono pagati con la "sottomissione" della volontà del re Achab, alla religione crudele della moglie, la quale dimostrò subito il suo ascendente sul marito con l'imposizione violenta del culto di Baal (insieme ad "Astarte", il "Baal" è il "signore", il principio divino maschile, spesso considerato come il possessore del sole) e col fare giustiziare Nàbòt e la sua famiglia, i quali le impedivano di ingrandirsi nella zona di lzreel (1 Re 21,1-16).
Elia viene inviato dal Signore per annunciare ad Achab il castigo imminente (1 Re 21,21-24), "dilazionato" in seguito al suo pentimento, ma esteso alla moglie e ai figli (1 re 21,29; Il Re 9,710; 26; 36), Gezabele si vendica massacrando i profeti di Jahweh (1 Re 18, 4, 13; 19, 10).


Il profeta Elia allora, preannuncia prima una siccità di tre anni, durante la quale egli si rifugia presso il "torrente Kerìt" in Transgiordania, dove viene nutrito dai Corvi, e poi per ordine del Signore giunge a Sarefat (Sarafand o Zarepta a 15 Km a sud di Sidone) dove viene mantenuto da una vedova alla quale egli moltiplica miracolosamente olio e farina, risuscita il figlio (1 Re, 17, 7-24).
Ma la prova più significativa che testimonia che il "Signore è il vero Dio" si ha nel confronto tra Elia, come inviato dell'unico Dio e i 450 profeti di Baal sul Monte Carmelo.
In un luogo di El - Muhraqah, a sud-est del monte palestinese, il profeta Elia offre il suo sacrificio al suo Dio; Jahve "risponde" dal cielo bruciando l'olocausto. mentre le grida, le danze e le mutilazioni dei 450 falsi profeti non ottengono alcun risultato: essi saranno trucidati presso il torrente Kison (o Cison) (1 Re, 18, 40).
Per evitare la vendetta di Gezabele, Elia dovrà ancora fuggire e nel cammino intrapreso in direzione sud, miracolosamente ristorato, raggiunge l'Horeb. Qui, alla sommità del Gebel -Mùsà, in una teofania, riceve una triplice missione: dovrà "investire" Hazael come re di Damasco, lehu come re di Israele e Eliseo come profeta al suo posto.
Intanto il re Achab muore (852 A.C.) in una battaglia a RamotGhilead (1 Re 22, 1-40) e al suo posto sale al trono il figlio Ochozia (Acazia), il quale, per una grave infermità (cade dalla finestra del piano superiore del suo palazzo in Samaria) (11 Re 1,2), manda a consultare Baal-zebub, "dio" di Eqròn (Ekron).
Aquesto punto interviene di nuovo il profeta Elia che gli predice la sua fine: poiché il re si rivolto a un Dio pagano per sapere il suo destino, "morirà"! (11 Re 1, 6-7).
Giunto infine al termine della sua missione di profeta, Elia seguito da Eliseo e da un gruppo di profeti, lascia Ghilgal e si reca al Giordano con tappa a Betel e a Gerico.
Attraversa il fiume facendosi strada fra le acque con il mantello e solo Eliseo, destinato a succedergli, lo accompagna.
"Elia, poiché aveva dimostrato zelo ardente per la legge, fu assunto in cielo" (1 Mac. 2,58), "rapito su un carro di fuoco" (11 Re 2, 2-13) e disparve un mezzo ad un turbine.
"Allora sorse Elia profeta simile al fuoco. la sua parola bruciava come riaccola". (Sir. 48,1-2).
Il profeta Elia e chiamato "Nostro Padre", in quanto nostro" precursore nella Fede", e "uomo della contemplazione, per eccellenza: di conseguenza, noi non dobbiamo analizzare le sue parole che sono pochissime, bensì dobbiamo contemplarlo" (card. Martini).
Econtemplare l'uomo-profeta Elia significa contemplare Dio svelatamente, perché in Elia, più che in ogni altro uomo, Dio si è rivelato: "E chi può vantarsi di esserti uguale?" (Sir. 48, 4).
Non abbiamo una descrizione ben precisa di questo profeta. Sappiamo che era "uno degli abitanti di Tisbe (1 Re 17, I); era un profeta di Jahvè (1 Re 17, 1), e conduceva vita solitaria, cibandosi di quel che trovava e vestendosi di pelli.
Il profeta Elia portava, con molta probabilità un perizoma e una pelliccia "svolazzante" (1 Re 18, 46); Il Re 2, 8-13). Questo costume sarà quello degli altri profeti (Zc. 13, 4) e del precursore di Cristo: il Battista (Mt. 3, 4).
Come precursore dei "Padri del deserto", il profeta Elia si cinse volontariamente i fianchi "col cingolo della castità", come ci tramandano i suoi successori: "i Tabennesioti si vestiranno di pelli sull'esempio di Elia il Tesbite", allo scopo di ricordarsi alla vista di questo vestito di pelli la virtù del profeta, e così resistere coraggiosamente ai desideri vergognosi ed accrescere la speranza di simili ricompense" (Sozomeno "Storia Ecclesiastica").
In una particolare situazione di forzata e violenta "adulterazione religiosa", dunque, appare improvvisamente il profeta Elia: un uomo vestito in maniera rude, di carattere irruento (1 Re 18, 17), amante della vita nomade e delle solitudini (1 Re, 17, 2-6; 12).
Si presenta subito come accusatore della strumentalizzazione religiosa (1 Re 17, 18; H Re 1, 16) e del potere (1 Re 21, 2-24) e si impegna a reintrodurre i veri valori religiosi della tradizione, particolarmente Jahvè come unico Dio per Israele (1 re 18, 21-24; 36-39).
Proveniente da un popolo nomade e libero "conserverà per tutta la sua vita questo carattere dell'improvvisazione spontanea, dei colpi fulminei, della totalità senza limiti nell'entusiasmo e nell'abbattimento. Per questo rappresenta la fisionomia tipica del profeta, cioè dell'uomo dominato dallo Spirito che irrompe nella vita degli altri uomini senza preavviso e scompare misteriosamente quando Dio lo prende con sé (Bruno Secondin, 0. Carm.).
Il suo nome, "Eli-yahu", significa "Dio mio è Jahvè"; e realmente il profeta Elia è "completamente assorbito e trasformato dal pensiero che Dio è Dio e niente può reggere il paragone, niente può resistere a Dio" (card. Martini).
Il profeta Elia è "un uomo della nostra stessa natura, che crede nella forza della preghiera (Gc. 5,17-19).
Nonostante la sacra Scrittura non ci offre una descrizione dettagliata di quest'uomo, tuttavia si riesce a cogliere lo "spirito" di Elia, il suo carisma, la sua missione.
Di lui infatti, si conosce solo il nome e la provenienza, ma se ne intuisce la sua missione profetica.
Elia è certamente un uomo come tutti, investito però da un carisma divino: è profeta. E che sia "un uomo del Signore" ce lo dimostra il fatto che nonostante fosse "uno" dei tanti abitanti di Gàlaad", è il solo che è stato inviato a parlare. E scegliendo di "stare alla presenza del Signore" la sua parola "brucia come fiaccola": queste le "caratteristiche" del "servo di Jahvè", del suo consacrato.
Elia appare come primo esempio nell'A.T. di verginità volutamente, liberamente e consapevolmente consacrata al Signore: si ripropone di servire unicamente il Suo Dio.
"Stare al cospetto di Dio" assume infatti il senso di "farsi servo del Signore" e stare alla presenza del Signore" significa essere inabitati dal Suo stesso Spirito, come Egli stesso rivela al Suo consacrato: "Se tu starai alla mia presenza, se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca" (Ger. 15, 19).
Il profeta Elia, diviene così realmente la "bocca dei Signore"; stando "alla sua presenza" si predispone ad essere un mezzo di salvezza nelle mani del Signore; pennette a Dio di usare liberamente la sua vita per salvare la "vita di Fede" dei suoi simili.
Non è dunque propriamente e solo il portavoce dei messaggi che Dio vuole inviare al Suo popolo, ma è la bocca stessa di Dio che parla, il Suo stesso cuore che palpita, la Sua stessa voce che intima e corregge perché "stando alla Sua presenza" non è più lui che vive, "ma è il Dio vivo che vive in lui".
Elia ripete le parole proferite, i gesti fatti da Dio stesso che a lui si rivela nella "brezza leggera", nella solitudine, nel silenzio.
Il Dio di Elia è invisibilmente presente, silenziosamente prepotente; non gli "suggerisce" ciò che deve fare, piuttosto lo sollecita con comandi, lo istiga con ordini categorici: "Vattene da qui, dirigiti verso Oriente, nasconditi presso il torrente Cherit" (1 Re 17, 3-4); "alzati, va a stabilirti a Zarepta" (1 Re 17,9).
Ne consegue che l'uomo-profeta Elia ha altre caratteristiche ben delineate: è un uomo impulsivo ma fedele, che sa di essere "legato" indissolubilmente a Cristo e perciò non replica ma si fa obbediente ed eseguisce all'istante evitando i vani ragionamenti: "Egli eseguì l'ordine del Signore" egli si alzò e andò a stabilirsi sul torrente Cherit" e prontamente "egli si alzò e andò a Zarepta".
Così come egli ha imparato a conoscere e servire il Signore, in questo modo lo annuncia agli altri.
Il "Dio vivo" di Elia è un Dio "puro" perché Elia stesso è un uomo puro e giusto, a lui dunque si rivela con verità e purezza nella solitudine, nel silenzio, nella preghiera ["Con l'uomo puro tu sei puro", dice il Salmo 17 (18), 27].
In Lui anche noi riconosciamo il nostro Dio che si rivela nella quotidianità"; tramite Elia rivediamo il nostro rapporto con il "Dio vero" che è solito parlare a chi Lo ascolta in silenzio, raccolto nella "cavema" del proprio cuore.
Inoltre, la figura di S. Elia ci aiuta a smascherare gli idoli del nostro tempo, "che tanto più ci tentano, quanto più il nostro sforzo di adorare il vero Dio si fa sottile, puro, vorrebbe essere autentico. Idolatria infatti, non è semplicemente l'adorazione del vitello d'oro, in cui riconosciamo una forma antica superata, bensì ogni forma di culto verso realtà che non sono Dio: realtà magari camuffate di divino, di spirituale di religioso". (card. Martini).
L'uomo Elia, e S. Elia profeta: è come un fuoco, come un fulmine, come un terremoto, esparirà dal mondo in uno carro di fuoco; cioè nella potenza di quell'elemento che aveva segnato la sua vita e trasformato la sua parola in torcia accesa. (fonte sito comune Avellino)

 

 

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