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Pubblicato da La gioia della preghiera

14 Agosto: San Massimiliano Maria Kolbe - Preghiere e vita

Preghiera

 

O Dio, che hai dato alla Chiesa e al mondo San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire, ardente di amore per la Vergine Immacolata, interamente dedito alla missione apostolica e al servizio eroico del prossimo, per la sua intercessione concedi anche a noi, a gloria del Tuo Nome, di impegnarci senza riserve al bene dell'umanità per imitare, durante la nostra vita e nell'ora della morte, Cristo Tuo Figlio.

 

Rimettiti in tutto alla Divina Provvidenza attraverso l'Immacolata e non preoccuparti di nulla.

 

La causa di una caduta è la fiducia nelle proprie forze, mentre la verità è che noi, da noi stessi, siamo nulla e nulla siamo in grado di fare; senza di Lei, Mediatrice delle grazie, non ci si preserva dal cadere.

VITA DEL SANTO

Massimiliano Kolbe (al battesimo viene chiamato con il nome di Raimondo) nasce l’8 gennaio 1894 a Zdunska-Wola (Polonia), da una famiglia povera ma molto religiosa e patriottica. Fin da bambino vive una relazione profonda con la Vergine Maria, che si approfondisce negli anni fino a sfociare in una donazione totale a lei.
Giovanissimo, entra nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e dopo i primi studi si trasferisce a Roma per completare la sua formazione. Qui nel 1917 fonda con altri sei compagni la Milizia dell’Immacolata, oggi Associazione pubblica internazionale di fedeli, la cui spiritualità consiste nel vivere la totale appartenenza all’Immacolata per raggiungere, sul suo esempio, una più perfetta unione con Cristo e collaborare con Lei all’estensione del regno di Dio nel mondo.
Nel 1919, dopo aver difeso la tesi di laurea in Sacra Teologia, ritorna in Polonia, dove inizia la sua appassionata attività missionaria, diffondendo il movimento della Milizia dell’Immacolata. Nel 1922, come collegamento fra i numerosi militi, dà inizio alla rivista mensile “Il Cavaliere dell’Immacolata” e nel 1927 fonda Niepolanow (Città dell’Immacolata), originale convento-editoria che arriverà a contenere più di 750 frati, votati alla missione della stampa.
Mosso dal desiderio di condurre tutto il  mondo a Cristo per mezzo di Maria, nel 1930 parte per il Giappone, dove fonda a Nagasaki una seconda “città”: Mugenzai no Sono (Giardino dell’Immacolata) e inizia anche lì l’attività editoriale. Nel 1936 viene eletto superiore del convento di Niepokalanow, divenuto il più prestigioso complesso editoriale cattolico della Polonia.
In piena seconda guerra mondiale,  viene arrestato per la seconda volta il 17 febbraio 1941 e rinchiuso nella terribile prigione di Pawiak a Varsavia. Il 28 maggio dello stesso anno, insieme ad altri 300 prigionieri viene condotto nel campo di concentramento di Oswiecin (Auschwitz), dove giorno dopo giorno, attraverso gesti di amore e di tenerezza paterna, si prende cura dei prigionieri. Il 29 luglio 1941 un prigioniero tenta la fuga mentre lavora nei campi  fuori del lager. Dopo inutili ricerche il comandante del campo Karl Fritsch fa schierare tutti i prigionieri del blocco 14 per la terribile punizione: dieci prigionieri saranno scelti per morire  nel bunker della fame. Mentre il comandante, passando per le file, sceglie i condannati a morire di fame e di sete, Padre Kolbe esce dalla fila, offrendosi spontaneamente ad andare a morire al posto  di un padre di famiglia, Francesco Gayowniczek.  La sua offerta inspiegabilmente è accolta.
A soli 47 anni Padre Massimiliano muore il 14 agosto 1941, ucciso nel bunker n. 18 da una iniezione di acido fenico. Il 15 agosto, festa dell’Assunta, il suo corpo è bruciato nel forno crematorio del campo e le sue ceneri sparse al vento, ma da quel momento la sua santità e la sua eredità spirituale e apostolica si diffondono in tutto il mondo.
Il 10 ottobre 1982 san Giovanni Paolo II lo proclama “santo” come martire della carità. Nell’omelia il santo Papa si chiede: “Che cosa dunque successe nel bunker della fame il giorno !4 agosto? Si compirono le parole,  rivolte da Cristo agli apostoli, perché andassero e portassero frutto e il loro frutto rimanesse. […] Massimiliano non morì, ma diede la vita per il fratello”.

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