4 Aprile - Sant'Isidoro di Siviglia - Preghiere e vita
Preghiera a Sant'Isidoro di Siviglia
Pastore fedele, mentre il popolo cristiano onora le tue virtù e le tue opere, si rallegra della ricompensa con la quale il Signore coronò i tuoi meriti; siigli dunque propizio, in questi giorni di salute. Sulla terra, la tua vigilanza non abbandonò mai il gregge che ti fu affidato; orbene, consideraci tutti tue pecorelle e difendici dai lupi rapaci che sempre ci minacciano. Ottienici con le tue preghiere la pienezza delle grazie necessario a terminare la Quaresima; infondici coraggio, ravviva il nostro ardore e preparaci alla celebrazione dei grandi misteri. Ci siamo pentiti delle offese, abbiamo, sebbene debolmente, espiato le nostre colpe; la nostra conversione ha fatto un passo avanti: ora la dobbiamo perfezionare con la contemplazione dei patimenti e della morte del Redentore.
Assistici, o Pontefice di Cristo; tu che conducesti una vita sì pura, prenditi così cura dei peccatori ed esaudisci la preghiera della Chiesa. Dal possesso delle gioie eterne ricordati sempre della tua patria terrena: benedici la Spagna, ridalle il primitivo ardore della fede e rinnovane lo zelo per il trionfo dei cristiani costumi. Tutta la Chiesa riconosce a quella nazione la fedeltà nel custodire il deposito della dottrina di salvezza; preservala perciò da ogni decadenza ed arresta i mali che l'affliggono, così che sia sempre fedele e sempre degna del bel nome che col tuo aiuto conquistò.
Preghiera di Sant'Isidoro di Siviglia allo Spirito Santo
Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo;
sentiamo il peso delle nostre debolezze,
ma siamo tutti riuniti del tuo nome;
vieni a noi, assistici, vieni nei nostri cuori;
insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire,
compi tu stesso quanto da noi richiesto.
Sii tu solo a suggerire e a guidare le nostre decisioni,
perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo,
hai un nome santo e glorioso;
non permettere che sia lesa da noi la giustizia,
tu che ami l’ordine e la pace;
non ci faccia sviare l’ignoranza;
non ci renda parziali l’umana simpatia,
non ci influenzino cariche e persone;
tienici stretti a te e in nulla ci distogliamo dalla verità;
fa’ che riuniti nel tuo santo nome,
sappiamo contemperare bontà e fermezza insieme,
così da fare tutto in armonia con te,
nell’attesa che per il fedele compimento del dovere
ci siano dati in futuro i beni eterni. Amen.
PENSIERI DI SANT'ISIDORO VESCOVO
La preghiera ci purifica, la lettura ci istruisce. Usiamo dell'una e dell'altra, se è possibile, perché tutte e due sono cose buone. Se ciò tuttavia non fosse possibile, è meglio pregare che leggere. Chi vuol stare sempre con Dio, deve pregare e leggere continuamente. Quando preghiamo, parliamo con Dio stesso; quando invece leggiamo è Dio che parla a noi.
Ogni progresso viene dalla lettura e dalla meditazione. Doppio è il vantaggio che riceviamo dalla lettura della Sacra Scrittura. Essa illumina il nostro intelletto, e conduce l'uomo all'amore di Dio, dopo di averlo strappato alle vanità del mondo.
Doppio è anche il fine che dobbiamo prefiggerci nella lettura: innanzi tutto cercar di capire il senso della Scrittura, in secondo luogo adoperarci per proclamarla con la maggiore dignità ed efficacia possibile. Chi legge infatti cerca prima di tutto di capire quello che legge. Il bravo lettore non si preoccupa tanto di conoscere quello che legge, quanto piuttosto di metterlo in pratica.
Nessuno può penetrare il senso della Sacra Scrittura, se non la legge con assiduità, secondo quanto sta scritto: Amala e ti porterà in alto; quando l'avrai abbracciata, essa sarà la tua gloria (cfr. Pro 4, 8). Quanto più si è assidui nel leggere la Scrittura, tanto più ricca è l'intelligenza che se ne ha, come avviene per la terra che, quanto più si coltiva, tanto più produce.
Vi sono alcuni che hanno una buona intelligenza, ma trascurano la lettura dei testi sacri, sicché con la loro negligenza dimostrano di disprezzare quello che potrebbero imparare con la lettura. Altri invece avrebbero desiderio di sapere, ma sono impediti dalla loro impreparazione.
Come chi è tardo di intelletto riesce col suo impegno a raccogliere il frutto della sua diligenza nello studio, così chi trascura il dono dell'intelletto che Dio gli ha dato, si rende reo di condanna, perché disprezza un dono ricevuto e lo lascia infruttuoso.
Se la dottrina non è sostenuta dalla grazia non giunge sino al cuore anche se entra nelle orecchie. Fa strepito al di fuori, ma nulla giova alla nostra anima.
(Da "Libro delle sentenze")