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Pubblicato da La gioia della preghiera

La sua Vita ci è nota soprattutto grazie ad un continuatore del cronista Teofane riportato da Cedreno; questo testo è servito per la notizia dei sinassari bizantini.
Nato in Armenia verso la fine del sec. VIII, Lazzaro giunse ancor giovane a Costantinopoli ove si fece monaco. Apprese la pittura e divenne abilissimo in tale arte; ma la sua fama fu causa della persecuzione che ben presto lo raggiunse. L'imperatore Teofilo (829-843) pubblicò, poco dopo il suo avvento al trono, un editto in cui si comminava la pena di morte a quei pittori che avessero rifiutato di distruggere i quadri di santi. Lazzaro fu citato innanzi all'imperatore che invano cercò di convincerlo a sottomettersi al decreto. Gettato in una cloaca, dove fu sul punto di morire asfissiato, Lazzaro riprese le forze e ritornò a dipingere le icone; allora Teofilo ordinò di applicargli sulla palma delle mani delle sbarre di ferro arroventato che arsero la carne fino all'osso.
L'imperatrice Teodora riuscí a farlo uscire dalla prigione, lo fece curare e lo mandò nel monastero di S. Giovanni Battista del Phoberon sulla costa asiatica del Bosforo. In riconoscenza, Lazzaro dipinse un quadro del santo Precursore che divenne strumento di miracoli e dopo la morte di Teofilo, dipinse anche la grande immagine del Cristo che si trovava sopra la porta della Calcide al palazzo imperiale.
Dopo di che egli si dedicò interamente ai suoi doveri religiosi e ricevette gli Ordini. L'imperatrice Teodora gli raccomandò l'anima del suo defunto marito pregandolo di perdonarlo, ma Lazzaro avrebbe risposto che non era piú tempo di piegare la giustizia divina.
Nell'856 l'imperatore Michele III mandò Lazzaro a Roma per portare doni al papa Benedetto III, eletto di recente, cosí egli ebbe occasione di intrattenersi con il pontefice sui mezzi per ristabilire la pace nella Chiesa. Si pretende che Lazzaro sia stato inviato una seconda volta a Roma e che sia morto a metà del viaggio (verso l'867), ma il fatto non sembra provato. Secondo i sinassari fu sepolto nel monastero di Evandro (Galata). Nellà Chiesa bizantina e nel Martirologio Romano la sua festa è celebrata al 17 novembre.

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