24 Marzo : Santa Caterina di Svezia - preghiera e vita
Preghiera a Santa Caterina di Svezia, figlia di Santa Brigida
Composta dalla B. Maria Elisabetta Hesselblad
Imprimatur: + Petrus Canisius van Lierde, Vicarius Generalis e Vicariatu Civitatis Vaticanae
Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, dei secoli. Amen.
VITA DELLA SANTA
Caterina Ulfsdotter era la quarta degli otto figli di Brigida (23 lug.) Ulf Gudmarsson. Quando aveva solo quattro o cinque anni la madre fu chiamata a servizio dal re, con cui era imparentata. Brigida portò con sé il figlio più piccolo, Gudmar, affidando gli altri a diversi istituti religiosi. Caterina e una sorella più giovane, Ingeborg, furono mandate al monastero cistercense di Risaberg, nel quale la seconda sarebbe poi entrata. Poco tempo dopo Gudmar morì. Rattristati dalla perdita e consapevoli del fatto che l’ambiente di corte stava diventando sempre più mondano e dissipato, Brigida e Ulf decisero di partire, con la scusa di voler fare un pellegrinaggio a Compostella. Caterina, intanto, non mostrava alcuna inclinazione verso la vita cistercense e fu trasferita nel convento domenicano di Skenninge, dove si trovava già la sorella minore Cecilia, in attesa del ritorno dei genitori.
Al loro rientro, però, non si giunse a ricostruire quella vita familiare che Caterina attendeva con ansia. Ulf, che era già malato e sentiva di dover ormai trascorrere il resto dei suoi giorni in monastero, venne accettato ad AJvastra e qui morì nel 1344. Nel frattempo, però, ebbe tempo di far sposare Caterina, quattordicenne, con Edgard von Kyren. Il matrimonio non venne mai consumato. Edgard era profondamente fedele a Caterina e l’avrebbe seguita ovunque: sebbene non ancora pronta a intraprendere la via religiosa, Caterina propose che entrambi seguissero una vita quasi monastica:digiunavano e pregavano, si vestivano e mangiavano poveramente e dormivano sulla nuda terra. L’abbazia di Risaberg può sicuramente avere spinto Caterina a immaginare un contesto di vita di stampo cistercense, ma fu la madre Brigida a esercitare su di lei la maggiore influenza. Caterina di Svezia aspirava alla santità della madre, che amava e ammirava profondamente.
Nel frattempo Brigida stessa era stata trascinata fuori dal contesto familiare per immergersi, in modo profondissimo, nella vita della Chiesa universale: dopo la morte di Ulf ella donò molti beni e si ritirò nel monastero di Alvastra, dove le assegnarono una stanza. Vestì l’abito dei terziari francescani e adottò uno stile di vita oltremodo rigido:guidata dalle visioni quasi quotidiane del Signore e della Vergine Madre, la sua attenzione si spostò progressivamente su Roma, il centro della cristianità. Prima di ogni altra cosa ella volle fondare un monastero a Vadstena, in Svezia: la prima pietra fu posata nel 1346 e pare che la regola le sia stata dettata durante una visione. Passò ancora qualche tempo a corte, poi partì per Roma nel 1349, con il compito di riportare il papa nella città e di ottenere l’approvazione pontificia per la sua fondazione di Vadstena.
Caterina, come avrebbe poi confessato a S. Caterina da Siena (29 apr.), dopo la partenza della madre dimenticò come si facesse a sorridere. Era consumata da un desiderio irrazionale di starle vicino e fu immensamente felice di rispondere all’appello del papa ai cristiani di visitare Roma per il giubileo del 1350. Edgard soffriva già della malattia che lo avrebbe portato alla morte ma, desideroso di compiacerla, la incoraggiò ad andare. Una volta terminata la visita prescritta alle basiliche per ottenere le indulgenze del giubileo, la diciannovenne Caterina di Svezia divenne però ansiosa di tornare in Svezia. Si trovava in angoscia per il perdurare di una situazione che a lei non era affatto chiara come invece alla madre. Brigida aveva ricevuto in una delle sue visioni la promessa che le sarebbe stato dato un aiuto per l’attività e nello stesso modo apprese anche che il marito di Caterina era morto o stava per morire (ma non sappiamo esattamente quando lo abbia rivelato alla figlia).
Parlò con la giovane e le chiese di rimanere con lei a Roma; Caterina forse ignorava tutti i particolari della questione ma, benché senza entusiasmo come la sua indecisione futura avrebbe dimostrato, accettò. Da una parte vi era il grande affetto che provava per la madre, il magnetismo della personalità di Brigida e della sua santità, dall’altra le condizioni di vita spaventose in una Roma tormentata dal malgoverno e insicura, il caldo soffocante d’estate e la nostalgia per le fresche foreste di pini e i chiari e limpidi fiumi della Svezia.
I mesi che precedettero la decisione definitiva non furono facili, tanto più che Brigida le proibì per prudenza di uscire di casa. Tutte le fonti in nostro possesso, infatti, sono concordi nell’affermare che Caterina era molto bella e che per molto tempo ancora sarebbe vissuta nella paura di essere rapita. Non era nulla di più che una prigioniera:
«Conduco una vita infelice, in gabbia come un animale, mentre gli altri vanno a nutrire le loro anime in chiesa. In Svezia i miei fratelli e le mie sorelle possono servire Dio tranquillamente».
Una sera Brigida tornò a casa dopo aver recitato i vespri e trovò Caterina in piena ribellione. «Che cosa c’è che non va?» chiese, ma Caterina non le diede risposta. Brigida tentò invano di obbligarla a parlare, ma tutto ciò che le rispose fu: «Non te lo posso dire!». Quella notte Caterina di Svezia ebbe un sogno nel quale la Vergine la rimproverava: «Mi chiedi di aiutarti, ma come posso farlo se l’unica cosa che desideri è tornare in Svezia? Non stai mantenendo fede alle promesse che hai fatto a Dio». Caterina immediatamente promise che avrebbe fatto qualsiasi cosa le avesse ordinato. La Vergine rispose: «Obbedisci al tuo confessore e a tua madre». Il giorno seguente Caterina si sottomise al volere della madre, ma Brigida, per paura di approfittare della situazione, non volle accettare la sua promessa di obbedienza e Caterina la fece allora al loro confessore, Pietro.
La lotta interiore continuò ancora per un po’di tempo, ma alla fine arrivò il giorno nel quale Caterina sentì di aver superato ogni riluttanza nel fare ciò che le veniva richiesto. Non è facile capire quale fosse esattamente il suo compito, dal momento che la sua intera esistenza venne assorbita dalla vocazione della madre.
A giudicare dalla loro attività, il loro compito sembrava prima di tutto quello di intercedere per il ritorno del papa a Roma. Dedicavano molte ore a visitare le basiliche romane e le reliquie in esse contenute, e trascorrevano lunghi tempi in preghierasolitaria. Intrattenevano relazioni con le famiglieromane più importanti per risvegliare in queste un senso di moralità cristiana e preparare la restaurazione del carattere cristiano della città, e contemporaneamente si sforzavano di soccorrere i poveri malati. Non sappiamo con certezza se Caterina di Svezia fu, come la madre, una terziaria francescana, ma indubbiamente le loro vite furono contraddistinte da povertà estrema e rigido ascetismo; in alcuni casi furono anche costrette dall’indigenza a chiedere aiuti per il mantenimento della casa. Oltre a tutto ciò, poi, vi era la corrispondenza che Brigida intratteneva con papi e sacerdoti, ispirata dalle sue visioni quasi quotidiane.
Nonostante il completo assorbimento nell’attività della madre, Caterina di Svezia non ne può essere considerata un doppione: il suo auto-annullamento totale punta verso un altro tipo di spiritualità, quasi opposto. Esse condividevano gli stessi scopi, gli stessi ideali, spesso gli stessi mezzi per raggiungerli, ma Caterina di Svezia non percorse, almeno apparentemente, la via della familiarità con il mondo soprannaturale data dalle visioni. Non lasciò alcuna rivelazione, nessun resoconto di dialoghi soprannaturali o di esperienze estatiche. Non le fu dato il compito diportare messaggi ad altri fedeli.
La sua via fu quella della fede profonda sostenuta dalla preghiera assidua e dall’offerta di sé. Per almeno venticinque anni rimase al fianco della madre, accompagnandola ovunque nei suoi movimenti quotidiani e nei pellegrinaggi fuori Roma, e condividendone anche la breve gioia per il ritorno a Roma di papa Urbano V (dopo poco tempo il papa tornò ad Avignone, dove morì). Brigida, tuttavia, non giunse a vedere Gregorio XI insediato a Roma e neppure visse il terrore dello scisma da lei stessa predetto: insieme a Caterina intraprese un pellegrinaggio in Terra Santa, sulla via del ritorno si fermò a Napoli, lì si ammalò, e morì a Roma nel luglio del 1373. Toccò a Caterina di Svezia il compito di organizzare il ritorno trionfale in Svezia del corpo della madre. Attese diverse settimane il ritorno da Avignone di uno dei consiglieri di Brigida, Alfonso di Vadaterra, e poi partì. Alla presenza di Vadaterra e di una, folta folla, la bara venne aperta. Inebriata dal forte profumo che esalava dalle reliquie, Caterina fu scossa da un’onda di profondissima emozione e parlò della madre come mai prima aveva fatto. Continuò a tenere discorsi ispirati per tutto il viaggio verso la Svezia, arrivando a rimproverare dei prelati per la loro
condotta, come sua madre era solita fare.L’unico desiderio di Caterina era però di ritirarsi a Vadstena, dovè arrivò, con le reliquie, nel giugno 1374.
Chiese di poter entrare come novizia nella comunità ma venne eletta badessa con il consenso generale. Nei pochi mesi che trascorse a Vadstena tentò di rimettere in piedi, materialmente e spiritualmente, la comunità. Tuttavia la gerarchia svedese sognava la canonizzazione di Brigida e si rivolsero a Caterina perché portasse la loro petizione al santo padre. Partì ancora una volta per Roma nel 1375, armata di testimonianze scritte di grazie ottenute attraverso l’intercessione di Brigida.
Papa Gregorio XI non era ancora arrivato a Roma e Caterina andò a Napoli per raccogliere ulteriori testimonianze da coloro che avevano incontrato Brigida là. Il papa entrò a Roma nel gennaio 1377 e Caterina di Svezia ebbe il colloquio desiderato in cui presentò la richiesta di canonizzazione. La cosa venne sottoposta a una commissione che l’appoggiò, ma Gregorio XI morì prima di aver preso una decisione e nulla fu definito.
Gli succedette Urbano VI, ma fu così intransigente e caparbio da provocare l’elezione dell’antipapa Clemente VII: eral’inizio del Grande Scisma d’Occidente (1378-1417). In questo quadro Caterina fu ricevuta da Urbano VI e, pur sostenendone la legittimità della nomina, gli si rivolse con parole così eloquenti che il papa esclamò: «Figlia mia, sei proprio la degna figlia di tua madre!». Urbano si prodigò molto per la comunità di Vadstena, confermando la decisione di un suo predecessore di far loro osservare la Regola di S. Agostino compendiata da quella di Brigida, e assicurando numerosi privilegi al monastero.
Venne nuovamente portata avanti la richiesta di canonizzazione, ma il papa non prese una decisione. Fu in questo periodo che Caterina di Svezia incontrò Caterina da Siena che, come Brigida, si era impegnata a riportare il pontefice a Roma. Il papa aveva programmato che le due donne dovessero recarsi insieme dalla regina Giovanna di Napoli per dissuaderla da continuare l’alleanza con l’antipapa Clemente VII, ma Caterina non accettò quella che considerava una missione senza speranza.
Dopo cinque anni trascorsi a Roma decise di fare ritorno in patria. La causa della madre era stata presentata e ormai la decisione finale spettava solo al papa, la cui inerzia, dovuta allo stato delle cose, era fuori dal suo controllo. Caterina tornò a Vadstena nel luglio 1380. Era già malata ma visse fino al marzo dell’anno seguente. Morì il 22 marzo 1381. Bonifacio IX elevò agli altari Brigida il 7 ottobre 1391 mentre il nome di Caterina fu aggiunto nel Martirologio Romano, senza che sia mai stata ufficialmente canonizzata. Viene rappresentata nell’arte con una lancia al fianco, che richiama l’incidente nel quale si difese con un’asta da un nobile romano che la importunava.
A volte è ritratta con una cerva sotto il mantello perché si racconta che, a una battuta di caccia con il marito, una cerva inseguita dai cani abbia trovato rifugio e salvezza sotto il suo mantello; altre volte è ritratta in adorazione del Santissimo Sacramento, che non potè ricevere sul letto di morte a causa della malattia.
È INVOCATA: – contro le gravidanze difficili e le inondazioni